Creatività e Educazione secondo Ken Robinson

Cosa ti viene in mente leggendo questo titolo?

Creatività e Educazione.

Una parte di noi pensa che sono strettamente collegate, vero?

Ma sono anche convinta che un’altra parte di noi, non ce l’ha così chiaro questo collegamento.

Proviamo a rifletterci insieme. Ti va?

Non è necessario avere un bambino in età scolastica. Basta anche ricordare quando andavamo a scuola noi.

Quanto tempo era dedicato all’arte nella nostra scuola? Alla musica, al disegno? Quanto all’educazione fisica? Un’ora alla settimana, forse per l’arte due?

Mia figlia trascorre otto ore al giorno a scuola, io ci andavo per metà del tempo. Sai quante ore sono dedicate all’educazione fisica, all’arte oggi, con il doppio del tempo a disposizione? Una.

E io il pomeriggio giocavo in cortile. Loro il più spesso delle volte non ne hanno il tempo.

Ora mia figlia ha la fortuna di avere due maestre eccezionali, ed è una grande fortuna, ne sono consapevole. Ma il sistema scolastico non è così eccezionale.

Ted di Ken Robinson

Il TED di Ken Robinson

Se hai 20 minuti di tempo (ti assicuro che saranno 20 minuti spesi benissimo), ti invito a guardare questo video di TED.

Non solo passerai 20 minuti esilaranti perché conditi da un humor inglese che ti terrà con il sorriso di default ma soprattutto perché, tra una risata e l’altra, Ken Robinson ti racconterà di come Creatività e Alfabetizzazione dovrebbero avere lo stesso valore nell’insegnamento.

“Non esiste nessun sistema educativo al mondo che insegni la danza. Perché? I bambini ballano tutto il tempo e, se possibile, noi tutti lo facciamo. Abbiamo tutti un corpo, o no? Ciò che succede è che, quando i bambini crescono, noi iniziamo ad educarli progressivamente dalla pancia in su. E poi ci focalizziamo sulle loro teste.”

Ken Robinson spiega che tutto il sistema scolastico è stato creato per soddisfare i bisogni industriali (prima del XIX secolo, la struttura scolastica come la conosciamo noi non esisteva). Cosa si deduce da questo?

Che le materie più importanti diventano quelle utili al lavoro: matematica e lingue. Non importa se il talento del bambino è un altro. Quindi, secondo Ken Robinson, la scuola uccide la creatività.

Dovremmo onorare i nostri talenti diversi.

Alzi la mano chi è cresciuta/o con la frase: “Non fare arte, non troverai mai un lavoro così”.

Con l’enorme risultato che tante persone di talento sono diventate depresse impiegate d’ufficio perché hanno smesso di credere di avere quel talento. Hanno smesso di coltivarlo, di esaltarlo e di utilizzarlo.

Certo la danza non è utile a niente, così ci hanno insegnato. Ma allora perché balliamo? Da che mi ricordi, io ho sempre ballato. E i bambini piccoli? È una delle prime cose che fanno. Non lo imparano. È innato.

Idem per la musica. Cantiamo. Stonati, intonati, non importa. Fischiettiamo. Mormoriamo melodie. Cantare è un’espressione della nostra umanità. Non esiste altro essere vivente al mondo che canti.

Il punto è che ci hanno fatto credere che queste cose non erano importanti. Io disegnavo. Sì, ero molto brava anche nelle discipline “importanti”, ma con i pastelli in mano ero felice. Ero felice.

La vita umana è intrinsecamente creativa“, Ken Robinson.

Cosa pensare?

La riflessione che ne viene fuori è che tutta la struttura educativa del nostro mondo è basata sul creare individui utili a produrre.

Ecco perché le discipline umanistiche e matematiche vanno bene.

Ecco perché essere un artista non va bene.

Ecco perché difficilmente esiste una scuola creativa.

E cosa ha fatto la società? Ha creato ruoli e remunerazioni corrispondenti.

In Italia per esempio (ma probabilmente succede anche all’estero) se fai l’attore, o il cantante, o la costumista, come ho fatto io per anni, puoi tranquillamente incappare in individui che ti propongono pseudo-lavori senza retribuzione.

“Senza”, capito?

Perché l’artista mangia la gloria. E le bollette? Uh, quelle le paga con la visibilità.

Allora mi chiedo perché ci sono cantanti che riempiono gli stadi e la gente paga profumatamente il biglietto per trascorrere quelle 2/3 ore ballando e cantando a squarciagola.

Perché? In fondo non serve a niente!

O forse non è così.

Forse ce l’hanno fatto credere.

Forse qualcosa dovrebbe cambiare prima in noi, in quello che noi crediamo per prime/i.

In quello che io insegno alla mia bambina.

Cosa vuoi fare da grande?

Se la interroghi su cosa vuol far da grande, lei ha le idee molto chiare: “Io voglio correre. Io voglio fare l’atleta”.

Qualcuno le risponde: “Ma quello non è un lavoro? E poi quanto può durare?”. Non ti suona un po’ come la frase di prima: “Non fare arte, non troverai mai un lavoro così”?

A me piace pensare che la sua vita è solo sua.

Che sentire tanti “buoni” consigli non è che abbia fatto così bene alla mia vita.

Mi piace pensare che lei ha delle potenzialità illimitate, come tutte le bambine e tutti i bambini, come tutte/i noi, anche se lo abbiamo dimenticato.

E io voglio solo stare a osservare cercando di starle vicina quando e come lei lo vorrà.

Voglio pensare che, nonostante per me sia più difficile perché sono “grande”, anche io posso essere libera di creare, libera di sbagliare.

Anche io posso usare quelle potenzialità illimitate (limitate dalla vita che ho vissuto), e stare a osservare come cambia la mia vita.

Perché i nostri bambini imparano da noi.

E se nella loro educazione di errori ne facciamo tanti proprio per i nostri esempi sbagliati, sono sicura che di cose meravigliose ne insegniamo altrettante.

Quando?

Quando siamo semplicemente noi stesse/i, quindi illimitate/i.

4 risposte a “Creatività e Educazione secondo Ken Robinson”

  1. Infatti bisognerebbe dedicare più tempo della nostra educazione a coltivale il lato creativo, che sia arte musica o scrittura. Hai perfettamente ragione❤

  2. Woooow♥️ quanto hai ragione!! In parte sembra la mia vita.. anni a cercare un lavoro d’ufficio e poi non ci sono più stata e ho voluto costruirmi qualcosa di tutto mio e la fotografia è un mondo meraviglioso per me

    1. Che bella la tua esperienza! C’è tanta gente che sente che deve cambiare ma poi non ci riesce. Tu ci sei riuscita e questa è una cosa incredibile

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