Big Magic: quella strana magia

Visto che siamo in procinto della pausa estiva, questa settimana ti voglio consigliare un libro.

Un libro, Big Magic è il titolo, che ho acquistato dopo aver letto un recente articolo di Assunta Corbo perché poi, si sa, una bella lettura te la consiglia sempre una persona di cui hai fiducia e che apprezzi.

E succede che capisci subito che quel libro doveva finire tra le tue mani, perché ritrovi nelle sue parole, pensieri che ti circolano già nella testa.

Durante le presentazioni di Safari racconto di come Lisa (la protagonista del mio libro) sia venuta da me e che premeva perché raccontassi la sua storia.

Spesso a queste parole le persone strabuzzano gli occhi e, qualche volta, mi chiedono se mi sentissi come “posseduta” o quasi “in trance”.

Buffo, vero? Ma credo sia una domanda comprensibile.

In verità la sensazione che avevo è che la sua storia mi scorresse dentro, che mi portasse con sé nei suoi viaggi.

In qualche modo Lisa mi chiedeva di seguirla nel suo giro del mondo. E fortunatamente io l’ho fatto.

La magia di Big Magic

Big Magic, Vinci la paura e scopri il miracolo di una vita creativa di Elizabeth Gilbert

Ora nel libro in questione, Big Magic, l’autrice Elizabeth Gilbert, più famosa per il suo Mangia Prega Ama, racconta di come, a suo parere, un’idea viaggi continuamente alla ricerca di una persona che si impegni a realizzarla.

E se tu sei brava/o ad accoglierla e a lavorare per lei, si innesca una magia che ti fa sentire come su un tapis roulant. Ti trasporta molto velocemente: “In quei casi, scrivo come se non fossi più io. Smarrisco il senso del tempo, dello spazio e di me stessa”.*

Ecco, io mi sentivo così.

Ed è bello che, lontano da me, dall’altra parte dell’oceano ci sia qualcuno che non solo sperimenta le stesse cose ma le scrive anche in un libro.

Sarà forse parte di questa magia?

La Gilbert fa una serie di esempi in cui dimostra come la stessa idea possa migrare da una persona all’altra, come a volte sia fondamentale essere pronte/i ad accoglierla oppure, altre volte, a lasciarla andare.

Hai presente quando ti accorgi che qualcuno ha diretto il film che avevi nella mente da anni, cantato la canzone che avresti voluto scrivere, pubblicato il libro che hai lasciato ammuffire dentro il cassetto?

Secondo lei, in questi casi: “Non vi siete mostrati abbastanza pronti, veloci o aperti perché quell’idea potesse crescervi dentro e compiersi. Con il risultato che l’idea è andata a cercarsi un altro socio o qualcun altro le ha trovato un posto nel mondo”.*

Come darle torto?

Racconta ancora di Ruth Stone, poetessa americana che, quando le passava per la mente un verso nuovo, “doveva correre a casa a perdifiato, più veloce della poesia, trovare un pezzo di carta e una matita e scriverla subito per fermarla […] scriveva come sotto dettatura, lasciando che le parole si riversassero sulla pagina. Ma a volte era troppo lenta, e non riusciva a trovare la carta e la matita in tempo. In quei casi, sentiva la poesia attraversarle il corpo di corsa e passare dall’altra parte”.

La qual cosa, non so a te, a me capita spesso di notte, tra un sogno e un altro e, mannaggia a me, se non ho messo il moleskine e la biro sul comodino, racconto a me stessa la grandissima balla che l’indomani mattina me ne ricorderò.

Brutta bestia la fiducia cieca della notte. Ti frega sempre!

La mattina dopo ricordo qualche parola ma la sequenza nella frase, l’emozione, l’intenzione sono perse del tutto. Insomma, è vero, passa proprio da un’altra parte.

Poi naturalmente c’è anche l’impegno costante, le correzioni, lo studio, l’approfondimento, ma è un lavoro che accetti di compiere in nome di una magia così speciale.

È il tuo metterti al suo servizio.

Quello che mi conforta è che in questa storia della magia, noi siamo esseri attivi, non passivi.

Siamo noi ad attivare l’idea.

Siamo noi a decidere più o meno inconsciamente se accoglierla o meno.

Siamo noi a lavorarci sopra, a metterci del nostro e a credere che, visto che è accaduto una volta, non c’è alcun dubbio che la cosa possa verificarsi ancora… e ancora… e ancora.

Sta solamente a noi!

Confesso che non ho ancora terminato la lettura di Big Magic perché mi sono concessa di assaporare ogni capitolo con una pazienza quasi gustativa, proprio in questo periodo, quello estivo che, sebbene sembri un periodo morto, è il momento in cui sviluppo le idee per i mesi che verranno.

Nella mia esperienza sono accadute più cose quando stavo ferma, mi centravo su me stessa, avevo cura di me e mi godevo quel tempo dilatato, anziché nei momenti in cui mi agitavo facendo mille cose, correndo di qua e di là, con un atteggiamento quasi bulimico.

E a te capita lo stesso? Sarebbe bello confrontarsi su questo argomento.

*citazioni da Big Magic, Vinci la paura e scopri il miracolo di una vita creativa, Elizabeth Gilbert.

Siciliani atipici: chi saranno mai?

Ci risiamo!

Ci hanno detto e ripetuto fino alla nausea che siamo strane/i, qualche volta “particolari” (che poi non sai mai se “particolare” sia un complimento o un modo gentile per additare la tua “alcontrarietà”).

Insomma lo so che noi, animealcontrario, non siamo facili da catalogare, ma questa ancora mi mancava.

«Sei proprio una siciliana atipica!», mi è stato sentenziato questo weekend. I motivi?

  1. Odio stare come le lucertole ad arrostirmi sotto il sole per 4 ore.
  2. Non amo fare il bagno nelle piscine piene di cloro e di italiani schiamazzanti.

Per questi due dettagli sono stata definita “atipica”.

Il termine mi è risuonato nella testa per un po’, finché mi sono ricordata di certi personaggi, siciliani creativi, siciliani famosi nel mondo, siciliani illustri insomma, strani, per carità, ma decisamente siciliani.

E mi sono detta:

San Giovanni alle Catacombe Siracusa
La chiesa a cielo aperto di San Giovanni alle Catacombe

“Ma sarà che non sono poi una sicula così atipica?”

C’era un certo Ettore Majorana, illustre fisico, di cui non si può certo dire fosse un festaiolo. Suvvia!

Se ne stava spesso in casa, non amava ricevere visite e, se qualcuno gli scriveva una lettera, rispondeva “si respinge per morte del destinatario”. Non dirmi che dopo questa, non ti è simpatico. A me tantissimo.

C’era anche un certo scrittore, tal Pirandello.

Un insonne, uno che da ragazzino faceva fatica a comunicare con i “grandi”.

Questo siciliano che parla dell’umorismo come del “sentimento del contrario” (ti ricorda qualcosa?!), era un fine conoscitore della psiche umana e sosteneva che la follia era l’unico modo per riappropriarsi della nostra identità.

Pensa te, questo signore ha vinto anche un Nobel. Che strano, eh?!

Velieri Siciliani
Un tramonto siracusano

Altri siciliani atipici

Tra tali “atipici” siciliani c’era anche un Sig. Bellini, dalla cui penna nacque La Casta diva.

Di lui si racconta che fosse un vero campione di gaffes, perché pur non conoscendo bene le lingue straniere, francesizzava i vocaboli italiani e siciliani, creando situazioni tra il panico e la risata folle.

Come avrei voluto essere in quei salotti!

Uh, non dimentichiamo il verista, Mr Giovanni Verga che, di nascosto, negli anni in cui la fotografia era mal vista dalla letteratura, se ne andava in giro a fotografare volti scavati, rugosi, testimoni di dure condizioni di vita. Che mito!

Lasciami concludere con un atipicissimo siciliano.

Di lui si dice fosse un introverso, un rude, un uomo generoso che non era abituato a gesti affettuosi, un passeggiatore silenzioso.

Peccato che tanta atipicità abbia cambiato radicalmente il volto della mia terra, e in meglio, mio caro Giovanni (Falcone)!

Arenella Siracusa articolo siciliani atipici
La vista del mare dove faccio il bagno da quando ero una bambina

Che dire dei siciliani atipici?

Sì, probabilmente è vero, sono e resterò una siciliana atipica.

Una di quelle che butta l’asciugamano sullo scoglio, si tuffa nel suo mare trasparente, risale, riprende l’asciugamano e se ne va.

Una di quelle che trova tracce della sua terra nel bisogno viscerale di scoprire paesi nuovi al di là dell’oceano.

Sono una di quelle che, anche se hanno le scarpe inadatte e un vestito carino, prendono la macchina fotografica e imboccano il sentiero sterrato in nome soltanto di una forte curiosità.

E quando mi ritrovo sola, in mezzo al bosco, con gli uccellini e le lucertole che mi accompagnano lungo il tragitto, mi rendo conto che sono assolutamente fortunata a essere nata atipica.

E poi, a quanto pare, mie care donnealcontrario e uomini alcontrario, siamo in ottima compagnia!

Tu che ne dici? Sei atipica/o come me? E in cosa?

Sono curiosa di sapere quanta eterogeneità c’è al di là di questo schermo.

Ciottoli e sandali
Pronta per perlustrare la zona 😉

Barbie, The Icon: storia di un’icona

Premessa

Avevo impostato questo articolo in maniera diversa ma poi, ieri, è successa una cosa che mi ha disturbato non poco.

Dopo aver pubblicato la mia foto su Instagram, ho notato dei commenti, solo due, tre per fortuna, ma commenti ridanciani, cinici (di solito io non disdegno il cinismo ma qui era di basso spessore). Da chi sono stati fatti questi commenti secondo te?

Uomini… italiani.

Gli stranieri hanno commentato diversamente.

Ora, io quando ho aperto questo blog, l’ho dichiarato a voce ben chiara.

Ho deciso che avrei mantenuto un tono leggero, ironico, perché di cose pesanti nella mia vita ne ho avute troppe e ho imparato che sorridere, ironizzare con intelligenza è la mia chiave di volta.

E ho mantenuto questa ironia, anche nei post più “seri”, perché so che lì fuori di persone che vivono vite complicate ce ne sono parecchie e forse qui, in queste pagine, approdano per respirare, per staccare un attimo, trovare un’oasi diversa, qualcuno che tifa per loro.

Non me ne frega niente di quanto ti affossino là fuori, con i loro risolini e la loro “santa” razionalità: Io tifo sempre per te!.

Che poi sembra che se parli di attualità, di argomenti “importanti”, con un tono greve e aulico, allora sei rispettabile, sei brava.

Ma se parli di argomenti leggeri, non puoi essere profonda. Questo per me è un luogo comune da sfatare.

Io leggo tanto e spesso vedo gente “importante” scrivere di cose “importanti” senza alcuna competenza, senza un briciolo di umanità, senza arrivare a nulla se non a una corretta composizione letteraria.

Con questo non voglio dire che ci debba essere un unico modo di proporsi, semplicemente non sopporto i pregiudizi a priori, i commenti senza aver riflettuto un attimo.

Perciò alla fine mi son detta: sti grandissimi ca**i!

Il post lo lascio come l’avevo pensato. Buona lettura!

Barbie the icon
La mia foto su Instagram

Ladies & gentlemen, Barbie la star

Lunghi capelli biondi. Occhi turchesi. Un’età che non le daresti mai. Parla 50 lingue.

Ha avuto una lunga relazione con un solo uomo, ma niente matrimonio e oggi “si dice” siano solo amici.

Di lavori poi ne ha cambiati parecchi, in barba ai cococo: è stata snowborder, astronauta, ingegnere, paleontologa, veterinaria, architetto, babysitter, pattinatrice sul ghiaccio, pasticcera, pilota d’aereo, infermiera, ultimamente anche candidata alla Casa Bianca.

70 tra i più importanti stilisti hanno fatto a gara per creare i suoi abiti.

Insomma, mia cara animaalcontrario, un blog a cui è molto cara l’emancipazione femminile, come poteva non ospitare una donna con questo curriculum?

Sono certa che avrai capito benissimo di chi sto parlando: Miss Barbara Millicent Robert, conosciuta ai più col nome di Barbie.

Il motivo per cui invece te ne parlo qui è perché, con la scusa di portarci mia figlia (beh, genitori, confessatelo che comprate ai vostri figli i giochi che non avete avuto voi da bambini!), sono andata a vedere la mostra.

Barbie ispirate alle dive del cinema
Le Barbie che omaggiano il cinema. Ovviamente le mie preferite 🙂

Barbie, The icon – la mostra

Non so se alla mostra Barbie The Icon ero più io ad avere gli occhi luccicanti o mia figlia.

Mi sembrava di essere in un enorme album di figurine. Celo, manca, celo, manca.

Che te lo dico a fa’? Mi mancavano quasi tutte.

Però che bello rivedere le Barbie della mia infanzia, con quei vestiti pubblicizzati sulla quarta di Topolino… e la casa che avrei tanto voluto, lì, davanti ai miei occhi… e quella cura del dettaglio che fa di un giocattolo una vera opera d’arte.

Sì, perché Barbie, i suoi abiti, gli accessori, le macchine, le case, le barche, i cavalli, sono tutte opere d’arte in miniatura che raccontano 56 anni di storia del nostro secolo.

A chi contesta che Barbie non sia un’esempio di vera emancipazione femminile dico questo: Barbie è stata inventata da una donna in un’epoca in cui pochissime donne lavoravano.

Certo, qualcuno di voi obietterà che era la moglie del sig. Mattel (perché tanto c’è sempre qualcuno che obietta), ma era una donna. Punto!

Barbie favolose
Non sono strepitose???

Barbie è una tosta

Barbie non è biondina, sciocchina, cretina. Scusa la sincerità.

Barbie è una tosta che ha rappresentato un cambiamento per le donne, con i suoi abiti da lavoro destinati solo a uomini, con la sua determinazione sportiva, con la sua credibilità per tutte le bambine del mondo occidentale. E a dimostrare questo il fatto che la mostra non era piena di bambine e bambini, ma di adulti, femmine e maschi (ok, i maschi erano stranieri), venuti ad ammirare lei.

Per dirti quanto Barbie rappresenti la supremazia femminile, ti lascio con un piccolo aneddoto.

Mia figlia che è molto attenta alla disparità maschio/femmina, che quando al Goldengala ha visto osannare Gatlin nei 100 mt, mi ha chiesto: “Perché non hanno fatto lo stesso con la femmina dei 100?”, mia figlia, per lungo tempo ha chiamato Ken, il Barbie maschio.

Unadonnaalcontrario alla mostra Barbie The icon
E questa sono io. Che dirti? Non ho resistito. W la leggerezza!!!