Cavalli, maestri della mia vita

Il suo respiro si espande sulla mia spalla. Non ci sfioriamo, eppure siamo in perfetta simbiosi.

Avviso per i maschetti: mettetevi l’anima in pace, non si tratta di una performance erotica! Quello che vi chiedo è: leggete fino in fondo senza fermarvi a metà.


Facciamo un passo indietro.

Ci sono cose che accadono senza che se ne sappia il reale motivo, accadono e basta.

Io disegno da quando mi hanno messo una matita in mano.

Niente di strano se ho sempre disegnato abiti, quello è diventato il mio primo lavoro.

Ma c’era un soggetto che usciva spontaneamente dalla mia matita.

E non solo.

Ricordo con lucidità che in ogni momento di svolta, ho sognato quel soggetto.

Mai avuto a che farci finché, in età decisamente adulta, ho deciso che forse avrei dovuto approfondire la cosa.

Sgroppata cavalli join up
Sgroppata cavallo: Foto di Guido Ersettigh

Cavalli: la mia salvezza

E la vita, in questi casi, risponde istantaneamente.

In un agriturismo sperduto nella campagna umbra, incontro Alfredo, un restauratore con la passione per i cavalli.

Mi chiede: “Vuoi fare una lezione diversa dalle solite?”.

Secondo te, io che cosa mai avrò risposto? Chiaro che sì!

Alfredo non l’ho più rivisto ma, dopo la sua lezione (a terra, non in sella) volevo saperne di più.

Ho conosciuto altre persone, alcune molto belle, altre meno.

Ho imparato a sellare un cavallo, a montare e anche a cadere.

Ma l’esperienza con Alfredo non l’avevo più ritrovata.

Monty Roberts: che scoperta!

Aveva accennato a un certo Monty Roberts, cowboy californiano classe 1935.

Il suo libro, “L’uomo che ascolta i cavalli”, trovabile all’epoca solo in inglese, l’ho divorato.

Una storia degna di un film d’altri tempi.

Mezzo sangue cherokee, giovane stuntman per la Hollywood anni ‘40/‘50, Monty da ragazzino decide di osservare un branco di mustang selvaggi nel loro habitat naturale e scopre che i metodi violenti usati persino da suo padre per domare i cavalli, non solo sono sbagliati ma inefficaci.

Impara il loro linguaggio e comprende che l’unico modo per ottenere risultati inequivocabili è quello di “dialogare” con il cavallo.

Crea un metodo, il Join Up (letteralmente “connettersi”), talmente semplice che per anni viene considerato “magico” e per questo osteggiato, fino a quando, a 40 anni, la regina Elisabetta vuole Monty a Buckingam Palace a istruire i suoi cavalieri.

Dire però che Monty Roberts sia solo un uomo di cavalli, è riduttivo.

Il suo metodo è applicabile all’educazione dei figli (sperimentato con la mia), alle dinamiche aziendali, e soprattutto al recupero di vittime di abusi fisici e psicologici.

L’incontro con la filosofia di Monty e con Christiane Moeller*, unica istruttrice del suo metodo in Italia, ha ribaltato il concetto che avevo del mondo equestre, ma soprattutto mi ha dato la possibilità di rivivere quell’emozione.

Non importa se davanti a me c’è un puledro, una femmina adulta, un carattere docile o uno pauroso.

Il cavallo risponde all’intenzione. È uno specchio immediato, istantaneo.

Fattrice Christiane Moeller
Cavalli maestri

Non ci sono maschere davanti ai cavalli

Credi o non credi in te?

Hai paura o fiducia?

Sei arrogante o remissiva/o?

Il cavallo te lo dice.

Non domani, tra due giorni o tra un mese.

Ora, qui, subito.

Sembra magia e invece è semplicemente natura.

Ricordo lo sguardo di una cavalla gigante (considera che io sono una tappetta di 160 cm), una cavalla che non si lasciava sellare, con alcuni neanche avvicinare, non sapevo neanche se guardarla negli occhi ma non ho potuto fare a meno di incrociare quello sguardo e di vedere lì dentro un mondo che con le parole non riesco a descriverti.

Con lei non ho dovuto fare nulla, e dico proprio nulla.

Si è fidata.

Maestri della mia vita

Ancora mi chiedo come sia stato possibile, cosa avrà sentito in me, ma lo ha fatto e non posso fare a meno di emozionarmi ricordando il suo sguardo e le parole di Christiane: “Lei ti ha scelto.

Considero ogni cavallo che ho incontrato, un maestro della mia vita.

Loro mi hanno mostrato chi sono veramente, i miei limiti, le paure, i dubbi, i miei punti di forza, la mia unicità, con una chiarezza schiacciante, senza preamboli, senza girarci intorno.

Nei secoli li abbiamo usati per spostarci, per coltivare la terra, li abbiamo portati con noi in guerra.

Oggi li teniamo in gabbie di 3mt per 3, con le grate, esattamente come in una prigione angusta, e gli diamo l’ora d’aria, esattamente come a qualunque carcerato.

Il cavallo è l’animale da branco per eccellenza, nato per correre in spazi ampi, per vivere, mangiare e dormire nelle grandi praterie, all’aperto, sotto le stelle. Hai idea di cosa voglia dire per un animale da branco vivere da solo, chiuso, senza poter sgroppare ogni tanto?

E dire che io avevo così paura quando vedevo un cavallo sgroppare.

Oggi so che, nella maggior parte dei casi, si sta solo “muovendo” liberamente.

A proposito, ti ricordi il mistero del tatuaggio? Te lo svelo nella foto qui sotto.

Tatuaggio cavalli unadonnaalcontrario

*Monty non forgia solo degli ottimi istruttori, forgia esseri umani eccezionali. Christiane è una di questi: forte, determinata, sensibile, decisa, con un cuore senza confini. Considero un grande onore averla nella mia vita.

Il treno passa solo una volta?

Che certi treni passino una volta sola nella vita, non ci credo. Non è nella natura dei treni.”*

Questa frase, trovata “casualmente” sul web, mi ha rimandato al detto popolare, dal significato completamente opposto: “Ci sono treni che passano solo una volta nella vita”.

Quando penso alle mie esperienze a riguardo, non ricordo di una sola volta che il treno preso abbia spaccato il minuto.

E invece ricordo di un’unica volta che, grazie ai mezzi pubblici altrettanto ritardatari, ho rischiato di perderne uno, correndo gli ultimi metri, dal capolinea del bus al binario, in un tempo che neanche Usain Bolt

Peccato che io avevo l’asma quando ho finito la corsa.

E Bolt? Mai visto neanche con un leggero fiatino (sì, sì, lo so, c’è anche quel piccolo particolare dei 9’’58).

Qualche giorno fa, reduce dall’ennesimo ritardo, per farmi dichiaratamente del male, sono andata a cercarmi le statistiche dei treni in ritardo (quante volte ho detto “ritardo”? Traumi da cui non ci si può riprendere…).

Ed è veramente incredibile quanto queste statistiche ti schiaffino in faccia il tempo, ahimè, “perduto” della tua vita.

Perduto, andato, finito!


Che poi c’è quel momento che non ne puoi più e ti posizioni vicino alle uscite, cosa sbagliatissima perché:

  1. Non sai quanto tempo ti manca all’apertura delle porte!
  2. Non sei solo tu ad aver avuto quest’idea bizzarra, ma un ammasso di gente che sta dietro di te e nell’unico punto in cui spesso non c’è l’aria condizionata.
Treno metro Roma

Il treno passa una volta sola?

Facciamo un passo indietro e torniamo a quella frase: “Ci sono treni che passano solo una volta nella vita”.

Mamma, che angoscia, vero?

Quindi tutto è scritto e definito, non si può cambiare nulla e se non prendi quel treno, la tua vita è finita?

Mi torna utile il libro di fisica quantistica “La realtà non è come ci appare”.

Cito p. 116: “Tutte le variabili “fluttuano” in continuazione come se, a piccola scala, tutto fosse sempre in vibrazione… Se guardiamo un sasso, sta fermo. Ma se potessimo osservare i suoi atomi, li vedremo ora qui ora là continuamente, in perenne vibrazione… Il mondo non è fatto di sassetti, è fatto di un vibrare, di un pullulare”.

È nella natura delle cose cambiare continuamente.

Niente rimane così com’è.

Nell’attimo stesso in cui pensiamo una cosa, quella cosa è già diversa, evolve.

La struttura degli atomi è così.

Persino il tempo è relativo (Appello a Carlo Rovelli: perdoni l’eccessiva semplificazione!).

Di cosa stiamo parlando?

Allora che certi treni passano una volta sola non è vero e non è vero neanche che nella vita passano solo alcuni treni.

Se veramente senti che quella è la strada da percorrere, ti incammini, treno o non treno, ritardo o non ritardo.

Trovi il modo, il momento, anche se sembra sbagliato.

Sbagliato poi per chi?

Conta solo cosa senti, decidi e fai tu, il protagonista della storia.

E se nel frattempo hai perso uno o due treni, avrai imparato qualcosa, avrai ampliato le tue conoscenze, avrai incontrato persone e situazioni nuove.

Magari avrai persino scelto di prendere un altro treno, avrai cambiato direzione.

Forse avrai più chiaro dove vuoi andare e cosa non ti serve più nel cammino per raggiungere questa nuova meta.

No, il treno non passa solo una volta!

Qualche volta passa, qualche volta sciopera, qualche volta ritarda e pochissime volte è puntuale.

Sta a noi decidere se andare fino in fondo o no, se farci fermare da qualcuno o da qualcosa, evitando di dare giudizi che suonano come sentenze e tenendo sempre a mente che il nostro peggior ostacolo non sono gli altri ma quella vocina interiore che ci dice: “Non lo prenderai mai quel treno”.


Mi piace usare questa frase di cui non conosco il geniale autore**, per rispondere a tale fott**issima vocina interiore:

Volevo dire al treno che passa solo una volta che, se ci tengo davvero, me la faccio anche a piedi”.

Grazie mille, anonimo. Mi hai tolto le parole di bocca.


* frase illuminante trovata sul web.

**segnalatemelo se lo conoscete ché vorrei ringraziarlo personalmente.

La famiglia di Unlearning: la mia intervista

Intervista unlearning

Ci sono quei giorni che “per caso” ti ritrovi davanti aduna frase e che quella frase, nelle ore e nei giorni successivi, ti giri e ti rigiri nella testa come un disco rotto.

È quello che mi è accaduto qualche settimana girovagando sul web:

Otto ore di lavoro al giorno a testa, bambina a scuola fino alle quattro del pomeriggio, babysitter… Quando arriva il momento più importante della giornata, la cena, ci ritroviamo sfiniti a parlare di mutuo e bollette, organizzando un’altra giornata di sopravvivenza.”

Ops, sta parlando di me, di casa mia, ho pensato. Incuriosita, continuo a leggere:

Ma se lasciassimo la zona comfort della nostra esistenza, disimparando la religione del comfort per condividere i tempi, gli spazi, le logiche e i meccanismi di relazione con chi ha un concetto diverso di famiglia? Come vedremo la nostra vecchia vita al nostro ritorno? E, soprattutto, la vorremmo ancora?”.


La famiglia di Unlearning

Unlearning’s family

Lucio, Anna e Gaia, rispettivamente padre videomaker, madre insegnante e figlia di 5 anni, sono i protagonisti di questa avventura chiamata Unlearning lunga 5821 km, percorsi in sei mesi dalla Sicilia fino all’Austria, spendendo poco meno di 600 €.

Come hanno fatto?

Utilizzando il famoso e antico metodo del baratto: Blablacar per i passaggi condivisi, Couchsurfing per l’ospitalità, scambio di ore di lavoro con Timerepublik.

Hanno viaggiato in lentezza, sperimentando nuovi modi di cooperare, di comunicare e di fare economia.

Sei settimane in Sicilia ospiti di un Ecovillaggio a Sortino prima, poi di una famiglia che educa i figli seguendo la filosofia dell’homeschooling, risalendo lo stivale, Calabria, Puglia, Basilicata, Umbria, Emilia Romagna, Slovenia e Austria.

Di nuovo Italia, Venezia, Bergamo e, dulcis in fundo, il villaggio degli Elfi nel Pistoiese.

In ognuna di queste tappe hanno conosciuto famiglie, comunità, modi di vivere alternativi.

È davvero un piacere averli ospiti del mio blog:

tutta per te…

Intervista alla famiglia di Unlearning

N: Ciao ragazzi, una curiosità: qual è stato il pensiero X che vi ha fatto scattare la decisione di partire?

U: Più che un pensiero è stato un disegno. Gaia, a 5 anni, ha disegnato un pollo con 4 zampe. Perché? Perché non ne aveva mai visto uno, solo le 4 cosce incellophanate che arrivavano dal supermercato. Invece che portarla in una fattoria per qualche ora abbiamo messo in discussione il nostro modello di vita di città. Il pollo è stato in realtà “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” e ci ha messo davanti a un malessere che stavamo attraversando. E allora perché non fare “unlearning”, disimparando il nostro stile di vita provandone altri?

N: Una domanda che vi avranno fatto in molti, immagino sia stata…”E i soldi?”

U: I soldi non c’erano. Ci eravamo prefissati di viaggiare sei mesi e le spese sarebbero state enormi: solo la casa, con il suo mutuo di 750 euro al mese, ci sarebbe costata 5000 euro… Per restare vuota.

Siamo partiti da lì, abbiamo deciso di usare vari siti per poterla affittare in modo che si autopagasse, oppure “scambiarla” durante il nostro viaggio.

Abbiamo pensato di usare tutto il circuito dell’economia di condivisione barattando lavoro per vitto e alloggio, cene per passaggi… E così via.

N: Qual è il “gioiello” che vi portate a casa da questa avventura?

U: Il gioiello è di essersi riscoperti una vera squadra! In viaggio i ruoli di casa decadono. Gli orari, le routine, gli spazi. Ogni tappa era un reset e un modo di mettersi in discussione. Dove ognuno poteva dire la sua. Siamo partiti spaventati e siamo tornati più forti. Come diceva Rumi “Il viaggio riporta viaggio e amore nella tua vita”. Per noi è stato così.

N: La famiglia di Unlearning è una famiglia al contrario?

U: Semplicemente, cerchiamo di fare quello che ci piace ed è una bella avventura!

Fisica quantistica e dintorni

Prendi una mattina uggiosa, una di quelle mattine di fine febbraio che la Primavera sembra non arrivare mai.

Ho pulito casa, risposto alle e-mail arretrate, sbirciato sui social, scritto un messaggino all’amica che non vedevo da tempo…

Di solito non accendo mai la tv prima delle nove di sera perché mi annoia da morire, ma mi stavo già annoiando e così… zapping di qua, zapping di là mi ritrovo davanti un uomo con i capelli grigi, arruffati e l’espressione di un bambino curioso.

Non zappo più. Lo ascolto.

È un fisico, uno scienziato, e quando parla di quello che fa, usa termini semplici, alla portata di tutti.

È persino divertente.

Mi rapisce completamente e questo mi succede quando vedo qualcuno innamorato follemente di quello che fa, quando il suo lavoro è chiaramente la sua passione.

Alla fine dell’intervista, gli viene chiesto: “A quali condizioni tornerebbe in Italia?”-.

– “Semplicemente le stesse condizioni che ho in Francia, la possibilità di lavorare, un gruppo, delle stanze. Poi io faccio fisica teorica. Non ho neanche bisogno di granché… dei gessetti”-.

Sorvoliamo sulla tristezza che mi ha procurato questa risposta.

Ormai era fatta. Volevo saperne di più.

E così, via con le ricerche su questo colosso italiano della gravità quantistica.

Stavolta però al web ho preferito la libreria e, dopo aver rovistato la Feltrinelli in lungo e in largo alla ricerca del suo ultimo libro, complice la sala d’attesa di uno studio odontoiatrico (WOW, mondanità pura!), ho iniziato a leggere.

Ah, scusa, dimenticavo il particolare più importante, il fisico in questione è Carlo Rovelli.

fisica quantistica

La realtà non è come ci appare di Carlo Rovelli

Non ti preoccupare, nonostante le equazioni che pure per me sono un ricordo lontano del liceo, Mr Rovelli scrive di fisica quantistica con ironia, semplicità e soprattutto tanta, tantissima umiltà.

Leggo che il tempo non esiste e che le cose cambiano solo in relazione l’una all’altra.

Leggo che gli atomi sono una rete di reciproca informazione fra sistemi fisici, nell’universo.

Lungi da me avventurarmi in congetture che rivelerebbero solo la mia infinita ignoranza in materia, ma questa lettura mi colpisce parecchio.

La scienza di oggi conferma che tutto nel nostro mondo è legato, che ogni mia azione, persino un mio pensiero, ha una conseguenza nella realtà che mi circonda; che il tempo non è lineare come la nostra mente ci porterebbe a pensare ma somiglia a qualcosa di più circolare; che i veri grandi sono quelli che non credono di avere risposte certe ma che si mettono continuamente in gioco andando oltre le proprie convinzioni.

Citando le sue parole:

Per imparare qualcosa di più bisogna avere il coraggio di accettare che quello che pensiamo di sapere, comprese le nostre convinzioni più radicate possa essere sbagliato, troppo ingenuo, un po’ sciocco… Non impariamo nulla se pensiamo di sapere già l’essenziale… fare scienza significa scontrarsi quotidianamente con i propri limiti, con le innumerevoli cose che non si sanno e non si riesce a fare… È la consapevolezza della nostra ignoranza che dà alla scienza la sua straordinaria affidabilità (pag. 226-227)”.*

Come sarebbe diverso il mondo se ogni essere umano, nel proprio campo, formulasse questo pensiero…

La fisica quantistica secondo mia figlia

E poi ci fu quel dialogo mamma-figlia:

Figlia:  “Mamma, cosa stai leggendo?” –

Mamma: “Il libro di un fisico italiano davvero bravo. Si chiama Carlo Rovelli” –

Figlia: “Mi leggi qualcosa?” –

Mamma: “Sei proprio sicura? Forse è un po’ difficile per te. Aspetta, ti racconto questa cosa carina sugli atomi. Gli atomi sono un po’ come i bambini: giocano, si tirano, si spingono, si attirano e si allontanano. Insomma si fanno gli scherzetti” –

Figlia: “Ma quindi quando uno tira un ceffone, sono gli atomi che si attirano?” –

Ecco qua, la fisica quantistica secondo mia figlia!

Lettera a una neomamma al contrario

Ehi, dico a te.

Sì, sì, proprio a te, mia cara neomamma.

A te che sfornelli la cena della tua pupetta e il ricordo degli aperitivi con le amiche è ancora fresco.

A te che il weekend ti rifiutavi di scendere dal letto prima di mezzogiorno e adesso alle 7 sbuca una manina dalla porta di camera vostra.

A te che non sapevi neanche cosa fosse una crema anti-age e, da quando è arrivata lei/lui, sì, proprio da quel giorno, magicamente è apparsa la prima ruga.

A te che adesso che entri nei negozi, ti danno del LEI e ti chiedi: “Ma che, lo sanno che ho una figlia?”.

A te che il sabato pomeriggio eri indaffarata in cose private con Lui e adesso sei immersa in feste per bambini, super-organizzate e piene di palloncini (Yeah!).

A te che pur di indossare i tuoi adorati tacchi, ci vai a far la spesa e ti domandi anche perché gli altri ti guardino.

A te che ti addormenti sul divano mentre la gnoma è ipnotizzata dai cartoni.

(Tata Lucia sarebbe molto arrabbiata con me).

Neomamma adottiva
Il suo primo viaggio in metropolitana

A te, neomamma

A te che ti sfugge sempre qualcosa perché adesso devi organizzare la giornata non per una ma per tre. Sì, perché Lui da quando è padre, ha dimenticato di essere un adulto autonomo ed è sempre stanco… lui è stanco, capisci?????!!!!

A te che ancora oggi la tua borsa è sfornita di fazzoletti, salviette umidificate, succhi di frutta, bottigliette d’acqua (che altro c’è nel kit borsamammaperfetta?) perché proprio non gliela puoi fare.

A te che ti ripeti che troverai il tempo per andare in palestra e il tuo corpo sta inesorabilmente obbedendo alla legge di gravità senza aspettare quel tempo.

A te che obblighi tua figlia a giocare a Lego, anche se lei vuole giocare a Barbie. Prima o poi dovrò confessarle di averli tanto desiderati da piccola o chiamerà il telefono azzurro.

Sì, dico proprio a te, mia cara neomamma

A te che quel giorno che sei a pezzi e fai smorfie inimmaginabili per non farglielo notare, lei ti scruta e ti dice: “Mamma, perché sei giù oggi?“.

A te che, quando ti vesti tutta caruccia, quel tanto atteso “Sei bellissima” non arriva da Lui, che sta ancora cercando chiavi e cellulare (vedi sopra). Ma da quelle labbra di bimba che ti guarda con occhi brilluccicosi e adoranti.

A te che, quando le proponi un giro del mondo, lei ti dice: “Sì, mamma, ma ti prego, non portiamoci valigie. Compriamo tutto là”.

E qui capisci che non si sa dove l’ha preso quel DNA ma che è indistinguibilmente il tuo.

E che contro tutti i tuoi pronostici, è meravigliosamente eccitante immaginare dove ti porterà quest’avventura da neomamma!