Tatuaggio? Ma che sei matta?

Qualche anno fa, e con “qualche” sto mentendo spudoratamente perché intendo parecchie stagioni or sono, incontrai sulla mia strada, o meglio su un set, un interessante esemplare di maschio adulto.

Ne ho incontrati tanti di esemplari, ma questo era davvero carino, dolce, un pò orsacchiotto.

Che te lo dico a fare, mi ero presa una bella cotta!

Il tal ragazzo, un discreto artista, si offrì con grande entusiasmo di disegnare per me un tatuaggio.

E ne parlò a lungo, per tutta la durata del lavoro, ma il lavoro finì. Di lavori ce ne furono altri, e altri di set ma del disegno nessuna traccia.

Non nego che sul momento ‘sta cosa mi fece rosicare’.

In fondo era stato lui a proporsi, mica gliel’avevo chiesto io… e giù con i discorsoni sulla coerenza, sulle parole dette e non mantenute, una vera e propria pippa mentale… ma si sa a vent’anni di pippe se ne hanno molte (seeeeee, perché adesso no, eh?!).

Un tatuaggio che solo io avrei potuto disegnare

Gli anni, come dicevo, sono passati ma l’idea del tatuaggio ogni tanto riemergeva.

Finché l’anno scorso mi ronzava per la mente un disegno che sarebbe stato perfetto per me e che solo io avrei potuto disegnare.

Te l’ho detto che non credo al caso, vero?

Beh, un bel giorno di Novembre in una delle chat di whatsapp (da cui di solito scappo per via di quei bip ripetuti all’infinito, ma quella è una delle mie preferite) mi arriva questo messaggio:

“Ragazzi approfitto di questo canale di comunicazione per fare un piccolo un annuncio… sono finalmente pronta, prontissima per tatuare!!! Chiunque volesse farsi scarabocchiare un po’ mi contatti…”.

Io ho questa qualità, e me la riconosco, che quando sento di potermi fidare di qualcuno, non lascio che il dubbio mi offuschi questa certezza.

Elena, la ragazza che aveva scritto il messaggio, non la conoscevo benissimo.

Per la verità l’avevo vista qualche volta e non ci avevo scambiato molte parole. Ma ero certa che fosse lei quella giusta.

C’erano tutte le condizioni: avevo chiaro il disegno, avevo la tatuatrice e, cosa non da poco, mi sentivo pronta per questo passo (capirai…mica mi dovevo sposare…).

Un solo incontro per conoscerci e per mostrarmi l’attrezzatura (confesso, volevo controllare l’igiene, ma il mio istinto non si era sbagliato: Elena è superattentaprecisapulita) e l’8 Gennaio, qualche giorno dopo il mio compleanno, avevo il tatuaggio sulla mia spalla destra.

Nessun dolore da cui in tanti mi avevano messo in guardia.

Veloce rimarginamento grazie anche alla mia bio-vasellina (vedi post sullo spignatto).

E soprattutto la sensazione chiarissima che adesso il mio corpo fosse completo.

Era così che doveva essere da sempre.

Insomma una gran figata.

Il mio tatuaggio

E cosa c’è di “al contrario”?

Tu dirai, vabbè, ma i tatuaggi se li fanno in tanti. Che c’è di davvero al contrario?

Ed è qui che entra in gioco il tormentone della mia vita.

Ladies and gentlemen, ecco a voi… le critiche gratuite.

E non parlo di quelle più comuni come “il tatuaggio non lo cancelli più”, “è volgare”, “non è femminile” che ovviamente ci sono state e che tra l’altro non condivido affatto. A me il tatuaggio sembra così sexy!

Parlo di una in particolare, la più bella. Ringrazio ancora la persona che me l’ha rivolta.

“Alla tua età vuoi fare la pischella, con la frangia e il tatuaggio!”.

Ringrazio non perché mi ha già messo un piede nella tomba con quel “alla tua età”, ma perché mi ha fatto ripensare a quel ragazzo e al fatto che, se avessi accettato di farmi tatuare il suo disegno, avrei sul mio corpo un marchio indelebile del suo modo di vedermi, quello di un uomo che ho incontrato nella mia vita in non più di 3 o 4 occasioni, che ha detto di voler fare una cosa e poi non l’ha fatta (la categoria di persone che più non sopporto) e che non ho più rivisto da allora.

Il disegno che ho sulla spalla destra non avrei potuto disegnarlo a 23 anni perché non c’era ancora stata l’esperienza più eccitante della mia vita che adesso porto sulla mia pelle, non c’era stata quell’emozione e non c’era stata la rinascita dovuta a quel momento, grazie ai cavalli.

E soprattutto non lo avrei disegnato io, ma avrei permesso a un’altra persona di decidere per me.

Ancora una volta.

È questo che quelle critiche pensavano di fare: decidere per me. Ancora una volta.

E tu? C’è una critica che hai ricevuto e in qualche modo ti ha ostacolato nel realizzare un tuo desiderio? Se ti va, scrivimelo in un commento.

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