Mammayoga risponde

Quando mammayoga mi ha regalato la sua recensione di Safari, mi ha fatto sentire come chi vince un premio ambito.

Mi aveva dimostrato che Safari non era stato scritto invano e che forse davvero ero riuscita nel mio intento. Poi però qualche giorno dopo, sempre lei, imperterrita, mi ha scritto un’email, molto personale, chiedendomi di partecipare alla rubrica Unadonnaalcontrario chiama gentealcontrario.

E io non ho potuto non dedicarle la rubrica di questo mese.

Sembrerà autoreferenziale ma in verità la pubblico per mostrare il punto di vista di chi non mi conosce se non attraverso la rete e che, su una fiducia basata su “non so che”, ha avuto la voglia di leggere il mio piccolo racconto e farlo suo.

Ecco perciò le sue parole.

In fondo trovi le domande, devo dire, mooolto personali e le mie risposte altrettanto intime.

Mammayoga con Safari

Mammayoga

“Ci sono storie che leggi, ti piacciono, ma poi finisce lì. Ce ne sono altre che leggi, ti piacciono, ma poi fanno molto di più. Eh sì… prima di andarsene da te e prima che tu ti decida a lasciarle andare -con quel pizzico di malinconia che ti coglie nel voltare l’ultima pagina- riconosci che sono storie che in qualche modo sono state capaci di sfiorarti, di dirti qualcosa che a te interessa sul serio.

È un po’ come con le persone che incontri: gli amici, gli amori, i colleghi. Con alcuni scatta qualcosa, con altri proprio non scatta… te ne fai una ragione. Hai presente quando non senti il tempo che scorre? Stai lì e ci stai bene, va tutto bene così. Attimi speciali. In quel momento non sei mosso dall’inquietudine di fare altro. E questa cosa a me succede con alcuni particolari incontri oppure da sola, quando per esempio sto in mezzo alla natura. E mi è successa con il tuo libro. Proprio così. Per questo ho sentito l’esigenza di scrivere di Safari appena l’ho concluso.

Avrei tante domande da farti, Noemi, ma sono anche dell’idea che non tutte le curiosità debbano essere colmate. È come con le poesie e con i testi delle canzoni che amo. Penso subito a De Gregori e a quante volte ho cercato di leggere dietro ai suoi versi, sforzandomi di capire esattamente cosa volesse dire. Tanto abituata a parafrasare che m’incaponivo nel dettaglio. Ma poi mi sono arresa. La bellezza di un testo sta nelle sensazioni, nell’incompreso, nel dubbio; non per forza deve tornarti sempre tutto come in calcolo matematico. C’è un universo, quello dell’autore, che penso debba essere custodito. Lui ti dà qualcosa, lasciando andare un po’ di sé. Ogni lettore ha l’opportunità di cogliere quel fiore ma la radice non gli appartiene, quella va lasciata alla terra.

E allora, Noemi, ho deciso di non fartele tutte le domane che avevo in testa, ma giusto qualcuna. So che mi risponderai al tuo modo da donnaalcontrario, in libertà e senza imposizione alcuna. Come piace a me! Grazie!”

Ed eccole qui le domande di Mammayoga e le mie risposte:

Verità

  • M: Verità. C’è del vero nelle tue righe, questo si avverte forte sin da subito, c’è un percorso che non può non appartenere se non a chi ha scritto il libro, per quanto sicuramente tu ti sia ispirata a storie che vanno anche al di là della tua esperienza personale. È così?”.
  • N: Giuro di dire la verità, nient’altro che la verità, lo giuro: no, a parte gli scherzi (ho sempre sognato di poter dire questa frase), Lisa è un mix di molte donne che hanno attraversato la mia vita. Tra queste donne ci sono naturalmente anche io, c’è anche la mia esperienza di vita, che non è stata esattamente “semplice” ma, come giustamente dici tu, alcune cose vanno custodite dentro di sé, rimanendo nel mondo del “non detto”. In fondo non credo serva sempre conoscere i dettagli ma la trasformazione che una persona fa per cambiare dentro e fuori, quella sì che è importante perché noi siamo tutte/i diverse/i, il nostro bagaglio di vita è diverso, solo la decisione di cambiare e il percorso che da lì viene fuori è veramente significativo.

Il viaggio interiore

  • M: Il viaggio interiore. Il viaggio di cui parli è un viaggio anche e soprattutto alla scoperta di sé, a recuperare la propria verità, condizione essenziale per essere felici, per sentirsi vivi. Via i condizionamenti, le paure, le percezioni distorte della realtà. A volte basta cambiare prospettiva per osservare il mondo con occhi nuovi e questo Lisa lo dimostra ripetutamente nel romanzo. Mi piacerebbe chiederti qualcosa sul buddhismo e quanto questo c’entri con il tuo percorso spirituale.”.
  • N: Il Buddismo accompagna la mia vita da 19 anni ed è effettivamente stato fondamentale nella mia rivoluzione personale. Mi ricordo che quando ho letto le prime pagine di un testo buddista, ho pensato “Ecco, finalmente, sono tornata a casa”. Ritrovavo me stessa in quelle parole, in quegli insegnamenti: la possibilità di cambiare qualunque condizione, anche la più complicata; la comprensione profonda che tutto dipende da te e non da qualcosa di esterno a te; la potenzialità infinita che risiede dentro gli esseri viventi. Naturalmente è un percorso, non sono arrivata in nessun eremo felice. Vivo nella quotidianità, cercando di mettere in pratica quello che imparo, fallendo il più delle volte, alzandomi da terra quando cado e collegandomi a tutto ciò che mi circonda perché so che non esiste felicità se non nella condivisione: io sono felice se anche chi è intorno a me lo è.

Il viaggio fisico

  • M: “Il viaggio fisico. Sei riuscita a portare il lettore in giro per il mondo. Sembrava di essere lì, di osservare la natura con Lisa, di perdersi nella bellezza dei luoghi descritti, di ascoltare le colonne sonore in macchina con lei. A quali luoghi descritti sei più legata e perché?”.
  • N: Per questa domanda ti ringrazio particolarmente. In tanti mi chiedono come ho fatto a descrivere così dettagliatamente luoghi che non ho mai visitato di persona. E non sai quanto mi riempia di gioia questa cosa. Io posso solo rispondere così: probabilmente è il mio amore infinito per il viaggio. Viaggiare mi appassiona come poche cose al mondo, mi fa “respirare” a pieni polmoni. Nella mia vita ho visitato l’Africa, molta parte dell’Europa, l’Indocina. Si sa che amo moltissimo New York e la sua energia vitale. Però tu mi fai una domanda specifica: a quale dei luoghi visitati da Lisa sono più legata ed io ti rispondo che in ognuno di essi, lei fa un profondo cambiamento, un passetto verso la sua felicità, ma alle Hawaii lei fa uno scatto di mille miglia in avanti e probabilmente il momento in cui si trova a Big Island, davanti al cratere fumante di Kilauea è il momento che mi ha penetrato la pelle.

La protagonista

  • M: Lisa, la protagonista. Sono certa che il personaggio di Lisa piaccia molto e possa essere anche fonte di ispirazione per alcune donne. Io per esempio mi sono ritrovata a invidiare il suo coraggio, la sua tenacia, la sua ostinazione a rispondere a se stessa e basta. C’è qualcosa che ha Lisa e che manca a Noemi? E quanto di Noemi c’è in Lisa?”.
  • N: Noemi è determinata e fragile come Lisa. Forse a Lisa invidio il coraggio di essere andata fino in fondo. Ma ci sto arrivando anch’io.

Ecco tutto. Mi sento un po’ più “svestita” dopo queste domande di Mammayoga ma sono qui, sinceramente, così come sono.

E adesso, se ti va, tocca a te: se vuoi essere la prossima protagonista della mia rubrica, qui di seguito trovi il riepilogo su come partecipare. Aspetto la tua storia.

Grazie infinite di esserci!

Rubrica unadonnaalcontrario chiama gentealcontrario

Fashion blogger, io? Anche no!

Fashion blogger? No, grazie!

Attenzione! Questo non è un post contro le Fashion Blogger.

Molte di loro le seguo entusiasticamente. Riguarda la mia esperienza personale. Nient’altro!

Ecco, adesso posso cominciare.

Quando ho aperto questo blog, in molte/i mi hanno chiesto:

«Perché non un blog di moda?».

Domanda comprensibilissima. Mi occupo di moda e costume da quando ero bambina ma non mi era proprio passato per la capa.

Detto tra noi, credo che il web non abbia bisogno dell’ennesima Fashion Blogger.

Non che non ce ne siano di brave, ce ne sono, e poi la caratteristica principale del web è che è democratico quindi ognuno facesse il ca**o che vuole. E come loro anch’io.

Ora, formulato il mio pensiero philosophychic del mercoledì, vado ad aggiungere qualcos’altro.

fashion blogger
Sartoria cinematografica

Io e la moda

Tralasciando i primi due punti che sono personali perché la verità è che ci sono molte quarantenni fighe al mondo e che io non ho aspirazioni da palcoscenico, mi concentrerei in questa sede sul punto 3 e su quella che è la mia visione, anch’essa al contrario, dell’universo moda/costume.

Mi piacciono i bei vestiti, mi piacciono scarpe e borse, esattamente come a milioni di donne e anche di uomini, sebbene in pochi lo ammettano.

Ma della moda la cosa che più mi interessa è il suo ruolo emotivo-sociale.

E qui ti elenco alcuni dei motivi.

La moda è arte allo stato puro

1- È arte allo stato puro.

Sei mai entrata/o in una sartoria?

Sia che si tratti di un atelier di moda, sia che si tratti di una sartoria teatrale, preparati a scoprire un mondo fatato.

Sbuffi di ferro da stiro, matite che risuonano sui fogli, mani immerse in ore e ore di lavoro, schiene chine sui tessuti, aghi che ricamano sete fluttuanti, pentoloni fumanti di tinte evanescenti.

Pura poesia.

2 – È una delle industrie italiane che fa andare meglio questo paese, il ché le dà valore anche a livello di Pil. Questo è meno poetico ma non da sottovalutare.

3 – Chiunque, e dico chiunque (anche tu che stai pensando: “A me non frega un bel niente della moda. Mi metto la prima cosa che mi capita”), chiunque comunica con l’abito.

Psicologia dell’abito

Questa è una delle parti più interessanti del mio lavoro.

Per questo l’ho inserita anche nel mio percorso di Crescita Personale Da Crisalide a Farfalla.

L’abito parla, l’abito racconta chi c’è dentro quel vestito, e lo fa che tu voglia o no.

Che ce ne accorgiamo o no, indossiamo continuamente divise. Non sempre le stesse, certo, un giorno una, un giorno un’altra, in base a tanti fattori: umore, ruolo sociale, lavoro, vita privata.

Poi ci sono i recidivi, quelli che “Io mi vesto solo di blu” o di grigio, o di nero, “così non devo perdere tempo a scegliere”.

Credimi, comunichi tantissimo anche solo con questa frase. E scegli mia cara, mio caro, scegli eccome.

Altro dettaglio. Non c’è solo l’abito, ma come lo porti in giro.

Ti faccio un piccolo esempio. Due amiche comprano lo stesso abito, ovviamente l’una a insaputa dell’altra. Sono diverse, fisicamente: una è rossa, l’altra castana, una è tg 46, l’altra tg 42. Una sceglie di indossarlo con una ballerina, l’altra con un tacco 12.

Secondo te, l’effetto sarà lo stesso?

Chiaramente no!

E non solo per le differenze fisiche, ma soprattutto perché sono due persone differenti, due modi diversi di sentire la vita, due esseri umani unici e irripetibili.

Io personalmente credo che chi snobba la moda a prescindere, si perda moltissimo, persino nella sua crescita personale. E sappi che sono la prima a odiare lo shopping sfrenato, a non sopportare le file chilometriche dei saldi, le riviste di gossip, e le vallettine sceme alle sfilate.

Unadonnaalcontrario Sabaudia

La moda non è solo questo

La moda fa parte del nostro essere italiane/i, del nostro modo, quello bello, di portare l’arte in tutto il mondo, rispecchia la sensibilità del nostro popolo, ci permette di scoprire qualcosa di più di noi e degli altri.

Nella mia esperienza personale, ho visto uomini e donne di tutte le età e possibilità economiche che, dopo un percorso insieme, mostrando loro quello che comunicavano con l’abito, la postura, le parole, e trovando insieme cosa invece volevano comunicare, hanno ritrovato una sicurezza personale che non sapevano d’avere.

Ed era lì. Non gliel’ho data io, ce l’avevano già, la loro, non la mia.

Io sono stata solo un mezzo per vedere allo specchio come sono realmente dentro.

L’abito non nasconde più ma rivela l’essenza della persona stessa.

Qui mi fermo.

Ci sarebbe molto altro ma questo non è un fashion-blog e io non sono una Fashion blogger.

Se però l’argomento ti interessa, fammelo sapere e magari ne riparleremo. Chissà!

Multipotenzialità e dintorni: di cosa si tratta?

Scoprire il concetto di multipotenzialità nella mia vita ha risposto, per lo meno in parte, alla domanda: chi sono io? chi è Noemi?

Tranquilla/o. È tutto ok.

Non bevo, non assumo droghe e, per il momento, ho preso abbastanza bene l’essere entrata negli ‘anta.

Il fatto è che, da qualche tempo, sento una strana interferenza, uno stridio fastidioso, quando mi viene fatta la domanda: “Cosa fai nella vita?”.

Ora a te verrà in mente quel geniale pezzo di cinematografia (Ecce Bombo, 1978), in cui Nanni Moretti chiede alla ragazza stralunata «Che lavoro fai?», e la ragazza risponde «Mi interesso di molte cose». E lui insistendo «Concretamente? Come campi?», si sente rispondere «Giro, vedo gente, faccio cose».

Geniale, l’ho già detto?

Niente di tutto questo, sebbene riguardarlo mi strappi sempre una grassa risata e quindi l’ho inserito nella categoria vediloognitantochemalenonfa.


Prima della multipotenzialità…

Da che mi ricordo, io sapevo cosa volevo fare da grande.

Mi piaceva disegnare e mi piaceva disegnare vestiti.

Così, nonostante una forte propensione verso la fisica astronomica (ero già multipotenziale all’epoca), finito il liceo, mi è sembrato naturale scegliere l’Accademia di Belle Arti, con indirizzo Costume e Moda.

E “sono diventata” una stylist, il ché mi ha dato tantissime soddisfazioni lavorative e umane.

Poi ho seguito un’altra grande passione, il cinema, e sono quindi “diventata” anche costumista, e ho amato follemente anche questo lavoro.

Il fatto è che per molti anni io “ero il mio mestiere”. Io ero la Stylist. Io ero la costumista.

Mi identificavo completamente con il mio lavoro.

Volevo solo quello nella vita, da buon capricorno ero molto ambiziosa e non c’era spazio per altro.

Volevo essere la migliore in quello, facevo di tutto per esserlo e fine della storia.

A questo punto ci sono stati altri avvenimenti che fanno parte della categoria c..zi miei, quindi non ne parlo, ma che mi hanno aperto le porte verso altre attività, non necessariamente lavorative.

E sia che si trattasse di cavalli, di spignatto, di fisica quantistica (ma ce ne sono molte di più), mi ci buttavo a capofitto, studiavo tutto, volevo sapere tutto, ne diventavo una vera esperta.

Lo so che ti sembra un ragionamento astruso ma abbi la pazienza di seguirmi ancora un po’.

L’esigenza di catalogare

Subito dopo aver pubblicato Safari, in molti hanno cominciato a dirmi «Adesso sei diventata una scrittrice» (arridaje), e non importa se io non mi senta necessariamente una scrittrice, non importano nemmeno tutte le altre cose che ci sono state nella mia vita e che ci sono ancora oggi (mica ho fatto un reset delle mie competenze!). 

Quello che penso è che, in generale, si abbia bisogno di catalogare le persone.

Un po’ come nei vecchi Postalmarket delle nostre mamme (a proposito: qualcuno sa che fine hanno fatto?). Prima l’abbigliamento donna, poi quello da uomo, poi i bambini, poi l’abbigliamento intimo, articoli per la casa, etc.

Tu devi essere ingegnere, avvocato, architetto, panettiere, muratore, insegnante, disoccupato, casalinga. Sei inserita/o nella casellina e, se ne esci, l’altro entra in crisi. Non sa più dove metterti.

Pensa solamente a cosa succederebbe se, al momento di compilare la tua carta d’identità, alla domanda «Che mestiere fa?», rispondessi «Sono un essere umano in continua evoluzione». L’impiegato comunale chiamerebbe subito la neuro, perché se non ci manda te, andrebbe di matto lui.

Personalmente penso che la grandezza dell’essere umano sia ancora tutta da scoprire.

Ci dicono così tante volte che usiamo una piccolissima percentuale delle funzionalità del nostro cervello, ma allora perché non aiutarci a disporre di questo immenso tesoro, anziché propinarci le solite briciole?

Non siamo solo ingegneri, avvocati, panettieri.

Noi facciamo gli ingegneri, gli avvocati, i panettieri.

E siamo molto di più.

Non sto dicendo che non dobbiamo amare il nostro lavoro, non potrei mai dirlo perché io per prima ho bisogno di appassionarmi alle cose che faccio, anzi forse le amo di più proprio perché so di non conoscerle mai abbastanza.

Dico soltanto che ci sono persone come me e, credo, come molte altre là fuori, a cui queste etichette stanno un po’ strette.

La scoperta della Multipotenzialità

Qualche giorno fa, mentre pensavo a questo post, mi sono ritrovata davanti ad un video di TED che, guarda un po’, parla proprio di questo tipo di persone (ancora mi stupisco quando penso a qualcosa e la vita mi risponde immediatamente. Poi dicono che è solo un caso).

Tornando al video, Emily Wapnick, le chiama Multipotential, cioè persone che nel corso della vita si interessano a molte cose, non solo ad una, acquisendone grande conoscenza, persone definite anche come rinascimentali, perché nel Rinascimento era considerato un ideale, non un deficit, essere portati per molte discipline (uno tra tutti, Leonardo Da Vinci) e che hanno, ascolta bene, tre super poteri (alzi la mano chi di noi non ha mai sognato di essere un super-eroe!):

3 poteri multipotenzialità

I 3 poteri della multipotenzialità

1)   Sintesi di idee, cioè la capacità di combinare due o più campi e creare idee nuove dalla loro intersezione.

2)   Apprendimento rapido, dovuto al fatto che studiamo tutto quello che c’è da sapere sull’argomento con la mentalità del principiante, quindi senza l’arroganza di sapere tutto e, in più, abbiamo già imparato altre centinaia di cose e quindi non partiamo mai veramente da zero.

3)   Adattabilità, il saper adattarsi a qualunque situazione ci venga proposta.

Perciò mia/o cara/o multipotential, prenditi qualche minuto del tuo prezioso tempo per ascoltare questo essere umano e nutrire i tuoi super-poteri perché, come dice lei, siamo destinati a perderli se convergiamo la nostra attenzione in un solo campo.

E soprattutto non avere dubbi: il mondo ha bisogno di noi.

Quanto a me, devo ancora scoprire come, ma ci sto lavorando.

Il TED di Emily Wapnick sulla multipotenzialità

Multipotenziale libro

Se vuoi scoprire se sei un multipotential e come approcciare alla vita lavorativa in tal caso, c’è anche un bel libro, sempre di Emily Wapnick, che ti consiglio di leggere perché ricco di spunti interessanti.

Si chiama Diventa chi sei e il sottotitolo è: una pratica guida per persone creative che hanno molteplici passioni e interessi.

Canzone delle donne al contrario

Non commento quasi mai i fatti di cronaca, né lo farò oggi.

Mi pare che si dica sempre fin troppo.

Quello che so è che quando accadono le tragedie, noi esseri umani tendiamo a sentirci impotenti.

E questa è una gran bella ca**ata, perché noi esseri umani siamo estremamente potenti. Solo che qualche volta non lo sappiamo e forse qualche volta ci conviene pure non ammetterlo.

Certo, io non posso controllare l’industria delle armi, non posso salvare i bambini siriani dai bombardamenti, né prevedere le azioni oscurate di alcune persone.

Ma posso puntare sul lato bello degli esseri umani, perché noi ce l’abbiamo, e non solo io o tu che stai leggendo, proprio tutti, anche quelli che forse lo hanno dimenticato.

Punto tutto sulla luce

Qualche giorno fa sulla mia pagina Facebook ho lanciato il gioco della felicità, un piccolo giochino per tirare fuori le cose piccole o grandi che ci rendono felici, come nella canzone “Ecco le cose che piacciono a me“, tratta dal film “Tutti insieme appassionatamente“.

Ed è stato interessante vedere come all’inizio tutte/i eravamo un po’ titubanti, poi abbiamo tirato fuori le cose importanti, gli affetti in particolar modo, e pian, piano siamo riuscite/i a esprimere anche le piccole cose.

Mi sono divertita a fare una versione di quella canzone utilizzando i commenti ricevuti ed ecco cosa è venuto fuori.

Metti in sottofondo la base della canzone, la trovi ovunque sul web, e cantala con le tue cose.

Questa è la nostra canzone

L’arcobaleno dopo la pioggia,

il sapore dell’infuso della mia mamma,

le foglie rosse sul vialetto di casa,

ecco le cose che piacciono a me!

Panna montata e caffè fumante,

profumo di pane appena sfornato,

quando mio figlio mi abbraccia sul letto,

ecco le cose che piacciono a me!

Tramonti romani tinti di rosa,

gli orecchini ricevuti a sorpresa,

un bel rossetto rosso bordeaux

ecco le cose che piacciono a me!

Se son triste, infelice e non so il perché

Io penso alle cose che amo di più

e torna il seren per me!

Ballare la Hula con le mie figlie,

camminare svelta ascoltando le note,

il teporino delle coperte d’inverno

ecco le cose che piacciono a me!

Entrare in una casa di vecchi amici,

la prima passeggiata col mio neonato,

la doccia calda quando son triste

ecco le cose che piacciono a me!

Se son triste, infelice e non so il perché

Io penso alle cose che amo di più

e torna il seren per me!


Non dimentichiamolo mai: noi siamo potenti!

Dal momento che la guerra comincia nel cuore degli esseri umani, è nel cuore degli esseri umani che bisogna costruire la pace“. D. Ikeda.

Pronti, partenza, via… è uscito Safari!

Ed eccomi qui finalmente ad annunciarlo: è uscito Safari.

Sono emozionata.

Eccitata e terrorizzata allo stesso tempo.

È uscito Safari

L’ho scritto troppo in grande? È che non ci credo. E invece è così, è tutto vero!

Come una mamma che tiene per mano il suo bambino fino a quando non è pronto a camminare da solo, l’ho protetto, cullato, mostrato a pochissime persone.

L’ho curato e nutrito e adesso è pronto.

Pronto per camminare, correre, saltare, per trovare nuove amiche e amici, per iniziare la sua vita indipendentemente da me.

Pronto per arrivare nelle tue mani, per essere vissuto, sottolineato, regalato.

È uscito Safari

Pronto per assaporare le tue emozioni

Non sarebbe arrivato fino a qui senza di te, senza il tuo incitamento, il tuo incoraggiamento, le email inaspettate.

Per questo ci tengo a dirlo e a ribadirlo: Safari è un progetto nostro, non solo mio.

E non vedo l’ora di leggere i tuoi tweet, i commenti, di ricevere le tue foto con il mio libro tra le mani.

Non vedo l’ora di farti viaggiare insieme a Lisa, la protagonista.

Non vedo l’ora di vedere Safari stesso viaggiare in giro per l’Italia e per il mondo, magari nella tua borsa, sulla metropolitana prima di entrare in ufficio, a fianco alla tua scrivania, sul comodino accanto al letto, su un plaid in un parco prima di un picnic o, visto che tra poco ci siamo, sotto gli alberi di Natale.

Se come me, ami i libri in “carne e ossa”, hai bisogno di toccare, annusare la carta appena stampata e di annotare gli appunti, Safari è disponibile in versione cartacea.

Se invece sei più tecnologica/o, Safari è disponibile anche in formato ebook.

A te la scelta!

Condivisione

Ho scritto, corretto, editato, formattato, pubblicato da sola, senza il sostegno economico o pratico di nessun altro e senza avere quasi nessuna conoscenza iniziale di alcuna di queste cose.

Ho dovuto studiare e lavorare sodo ma alla fine ci sono riuscita.

Questo vuol dire non che io sia brava ma che ognuno di noi può realizzare i suoi desideri.

Sì, è una gran fatica ma la passione è una motivazione più grande.

La svolta vera però l’ho avuta quando ho sentito il sostegno e l’appoggio incondizionato dell’ambiente intorno a me.

Senza condividere con gli altri, le nostre passioni non risplendono. Tu sei la mia condivisione e spero che mi aiuterai a condividere ancora il mio messaggio con altre persone. Grazie!

Chiudo con le parole che mi ha scritto ieri in un’email la mia meravigliosa traduttrice (ebbene sì, Safari uscirà presto anche in inglese. Yeah!):

Have been translating all the afternoon.  I can’t seem to stop translating, it’s such fun here in Japan now and Africa was extraordinary. Well done Noemi! P.”

Sono rimasta a tradurre tutto il pomeriggio. Non riesco a smettere di tradurre, è così divertente qui in Giappone adesso e l’Africa era straordinaria. Ben fatto Noemi! P.”

Buona lettura e… attendo trepidante… te!