Costumista, buddista e ti piace anche la motoGP

Questa frase il cui nesso ancora oggi mi è oscuro, mi fu rivolta da un esemplare di sesso maschile qualche tempo fa (lo si deduce dall’uso del termine “ragazza”).

Sono sempre stata un’amante dello sport.

Nella mia cameretta da adolescente taciturna regnava il poster di Marco Van Basten, non quello di un cantante rock. Avrei voluto dipingere persino i muri a righe rosso/nere ma mia madre decise che non si addiceva alla sua casa e non se ne fece più nulla.

Ormai da molti anni non m’interesso più di calcio: troppo marciume, soldi e non nego che anche le acconciature indefinibili dei calciatori hanno pesato sul mio disamore per lo sport nazionale.

Di certo sono una di quelle che sta incollata alla tv dal primo giorno di olimpiadi all’ultimo, guardando ogni sport, anche quelli sconosciuti, e tifando come una forsennata.

MotoGP

La MotoGp è un capitolo a parte

Avvertenze!

Per i maschi: Questo non è un blog di sport né di motociclismo quindi non vi attaccate ai tecnicismi che non troverete!

Per le donne: superate il momento scacciafiga e vedrete dove voglio arrivare!

La motoGP mi è sempre piaciuta, è uno sport verace, dove non se le mandano a dire ma lo fanno sempre in sella.

Non mi risulta noiosa come la F1 (per me naturalmente), godo del suono dello scarico della marmitta, adoro le cronache di Guido Meda, resto in piedi sul divano dall’inizio alla fine delle gare, ma soprattutto sono da sempre una fan di Valentino Rossi.

Tu dirai: “Ti piace vincere facile!“.

E io ti dico, di campioni il mondo è pieno, la MotoGP pure, ma di Valentino ce n’è solo 1.

E non è soltanto per le staccate da maestro, per i duelli adrenalinici con i suoi più grandi rivali (uno tra tutti Laguna Seca con Stoner).

Non è per gli show divertenti dopo ogni vittoria (malamente imitati da qualcun altro… ma dai!), non perché è italiano e non soltanto perché ha la faccia simpatica.

Sono rimasta fedele a Valentino anche negli anni bui, quando tutti dicevano che “era finito”, che sarebbe stato meglio che si fosse ritirato prima, che ormai era “troppo vecchio” per competere con le nuove generazioni.

Io invece tifavo per lui

Soffrivo con lui quando vedevo che non ce n’era, con quella moto non c’era feeling, non ci riusciva a parlare come fa ogni volta con la sua fedele M1.

Con lei, sì, era un’altra musica. E lui se l’è ripresa e hanno ricominciato a suonarla quella musica. E che musica!

Nessuno ci credeva.

Io sì.

Ci ha fatto divertire di nuovo, li ha superati quei “pischelli”, li ha battuti ed era primo in campionato, fino all’ultima gara.

Ora non dirò quello che penso perché se n’è parlato pure troppo ed è evidente a tutti.

La sportività che tanto amavo della MotoGp nelle ultime settimane è andata a farsi benedire e ha rovinato un campionato, ma soprattutto un sentimento.

È bella la bagarre, anche quella dura, quella con le sportellate, ma che sia onesta.

Valentino poteva anche perdere ma lottando ad armi pari.

E sì, Valentino ha sbagliato, è caduto nel tranello, ma forse questo me lo rende ancora più vicino perché è umano e perché a te, maschietto con lo scooter, ti capita ogni giorno di mandare a cagare quello che ti taglia la strada.

Valentino ha ceduto e si è giocato il mondiale.

Un simbolo a cui voglio bene

Non sto dicendo tutto questo per idolatrare Rossi. La mia vita non dipende da lui, stanotte dormirò comunque e non è lui che mi paga da mangiare.

Ma a Valentino continuerò a voler bene perché per me è un simbolo.

Perché anche a noi, gente comune, capita di sentirci dire che “ai sogni ad un certo punto bisogna rinunciare”, che ci si deve “mettere da parte per i figli”, che “quel che è fatto, è fatto” e ti devi accontentare.

E invece a oltre 40 anni suonati (siamo quasi coetanei, sarà anche per questo), Valentino Rossi mi ha insegnato che si può tenere fede ai propri sogni anche quando non si è più giovanissimi, perché se lavori sodo, con le risorse che la vita ti dà adesso, magari meno forza fisica ma più esperienza, se si è tenaci e si va fino in fondo, rimani il campione che nessuno potrà eguagliare e per quanto i tuoi avversari rosichino, le telecamere saranno sempre per te.

Per questo e per tutto il resto #iostoconvale!

Eccomi qua!

Eh, già! Eccomi qua!

Alcontrario è come mi sento da che ne ho un ricordo.

Finalmente lo accetto. Sì!

Non è servito lottare tanti anni e sono tanti, credimi, per essere come le altre.

Normale

Ma che vorrà dire poi normale?

Beh, dai, mi capisci, no?

Quella che sta al suo posto, caruccia, che sorride, sempre disponibile, quella che crescendo vuole a tutti i costi diventare mamma, che è quello lì il sogno della sua vita, farsi una famiglia, una bella casa, magari col giardino e il cane.

Ne conosco così, si svegliano all’alba la domenica mattina per cucinare il pranzo, tradizionale.

Hanno sempre la piega a posto e il SUV compatto.

Niente da fare

Ci ho provato e riprovato ma niente da fare.

Mica come me che volevo viaggiare, conoscere il mondo, la gente diversa da me, che volevo sentire il profumo di luoghi nuovi, il sapore di cibi mai gustati.

Proprio no, non ce l’ho fatta.

Ti prego, non usare quella parola… “sbagliata”… una sentenza!

Non è pesante solo pronunciarla?

E poi “sbagliata” perché?

Perché non ragionavo come le altre, non mi vestivo come le altre, non stavo zitta quando “avrei dovuto”?

Eccomi qui in questo blog

Sia chiaro, qui non si fa polemica.

Quando bazzico su blog dove c’è una sfilza di commenti al limite del litigio cronico, chiudo subito la finestra e non ci torno più.

Qui ci si confronta, si sorride sulle proprie debolezze, si scoprono realtà interessanti e si apprezzano le diversità.

Le amo troppo e, a questa età, adesso parla la donna saggia, ho capito chiaramente che nella vita (che discorsone!) tutto serve a qualcosa, anche le persone che ti mettono i bastoni tra le ruote.

Oggi ho fatto pace con quell’essere diversa e, anziché sbagliata, preferisco definirmi al contrario.

E sai qual è la meraviglia di accettarsi?

Che ne ho trovate tantissime di donnealcontrario come me.

Che leggerezza!

Poter condividere tanta robaalcontrario, tante parolealcontrario, tante risatealcontrario.

E tu? Ti senti un essere al contrario?


Per approfondire, ti consiglio di visitare la pagina Chi Sono in cui ti racconto di più di me e di quello che sento come mia missione.

In quella stessa pagina troverai anche tanti altri articoli che spiegano meglio il mio essere al contrario.

Se anche tu ti senti al contrario come me, sono certa che ritroverai parti di te in quelle parole.

Mi auguro in questo modo di farti sentire parte di una comunità più grande di quel che pensi, perché, ebbene sì, siamo in parecchi/e.

Un abbraccio grande e benvenuta/o tra noi, anime al contrario.