Tarocchi e crescita personale

tarocchi e tarologia evolutiva per la crescita personale

Se hai pregiudizi nei confronti dei tarocchi, sappi che questo è l’articolo giusto per te.

Perché io per prima sono stata super campionessa di pregiudizi verso i tarocchi.

Anzi ti dirò di più: ne avevo proprio paura.

Una volta a Bologna ho pernottato in una casa che ho scoperto solo quando sono arrivata appartenere a un’indovina. Sul tavolo della cucina c’era un mazzo di tarocchi di Marsiglia. La casa era grande e io ero da sola. Fin da piccola mi avevano inculcato che da “quelle cose” bisognava stare lontani, per cui quando ho visto quei tarocchi, ho pensato che dentro quella casa chissà cosa era accaduto di malefico e avevo il terrore di dormire la notte lì. I tarocchi neanche li guardavo… pensa te quanto i pregiudizi influiscono su una bambina che diventa un’adulta piena di paure.

Beh, per farla breve, ho dormito in quella casa tre notti come un ghiro, e te lo dice una che ha il sonno molto, ma molto, leggero.

Qualche anno dopo, in preda a una crisi lavorativa, chiesi consigli a una strategist di cui mi fidavo parecchio, e lei mi disse: “Perché non ti fai fare una lettura da Manuela Angelini?”.

Inizialmente pensavo scherzasse.

Avevo chiesto consiglio a una strategist. Parliamo di roba concreta, pratica, io sono una con la testa estremamente scientifica e, come ho detto prima, sui tarocchi avevo un atteggiamento tipo Vade Retro.

Però di questa persona mi fidavo e io ho questa qualità che mi riconosco: se ho fiducia, mi butto, per lo meno provo.

Così contattai Manuela e… da allora, non l’ho più lasciata.

Posso certamente affermare che Manuela Angelini è una delle più belle persone che abbia conosciuto negli ultimi tre anni della mia vita.

Da quel momento ho iniziato a studiare i tarocchi dal punto di vista di Jung e Jodorowsky (dal punto di vista della psicanalisi che è scienza), ho conosciuto la potenza degli archetipi, di uno specchio fedele di ciò che hai dentro, di qualcosa che agisce nel qui e ora, non nel futuro come si potrebbe pensare.

Uno strumento che restituisce il potere nelle tue mani, non è affidato a qualcosa o a qualcuno, ma ti offre un punto di vista su cui tu puoi agire da protagonista.

Da due anni sono iscritta al percorso di Manuela, Sarà l’anno, sperimentando tutto questo sotto l’ala del proprio intuito personale.

E oggi ho finalmente deciso di condividere con te questo strumento potentissimo per la propria crescita personale, scevro da tutte quelle cavolate che ho ascoltato fin da piccola e che, ahimè, si sentono ancora.

Lo faccio attraverso l’intervista a Manuela Angelini per l’appunto, perché tu possa conoscere la splendida persona che è e come usare i tarocchi per la tua crescita personale.

Manuella angelini tarocchi tarologia evolutiva
Manuela Angelini

Alla scoperta dei tarocchi con Manuela Angelini

N. Ciao Manuela, ci racconti qualcosa di te?

M. Sono Manuela e mi definisco una Tarot Mentor.

Leggo e insegno i Tarocchi a donne intelligenti, curiose e piene di talenti, che vogliono compiere un viaggio dentro se stesse per comprendere blocchi e paure, riscoprire la loro magia, manifestare il loro potenziale e creare la vita che desiderano. 

Mi piace molto anche fare divulgazione su questo meraviglioso strumento che sono i Tarocchi perché purtroppo nel tempo sono stati relegati in un immaginario polveroso e pieno di superstizioni.

Desidero ridar loro dignità e restituirli alle persone come mezzo per risvegliare l’intuito, connettersi alla propria saggezza interiore e come guida verso la realizzazione.

Amo i libri e la scrittura e questo mi ha portato a scrivere un libro io stessa, un libro che portasse nel mondo il mio messaggio: i Tarocchi possono far parte della vita di tutti come saggio, antico e prezioso strumento di autocoscienza; dunque non per predire futuro, ma per creare il futuro desiderato, che è sempre nelle nostre mani.

Adoro la musica, il jazz in particolare: in passato ho organizzato diversi concerti e un giorno mi piacerebbe rifarlo.

Amo la natura, camminare nei boschi con il mio cane e cogliere tutta la magia delle ore di confine: le prime del giorno e quella del tramonto.

Adoro circondarmi di incensi, candele e cristalli.

Non amo la confusione, la mondanità e seguire le mode.

Credo fermamente nell’autodeterminazione, nel libero arbitrio, nel libero pensiero e nell’Universo che ci guida e supporta. Credo nelle possibilità e nell’impegno.
Credo che una buona lettura di Tarocchi sia quella che ci stimola a riflettere, ad agire e magari ci lascia con qualche domanda, non quella che ci da delle risposte pronte che verranno dimenticate un minuto dopo.
Credo nella magia come unione di responsabilità, potere e fiducia.
Credo nella spiritualità del quotidiano e che lo spirito sia in tutto ciò che ci circonda.
Questa è la visione che porto nel mio lavoro, che infonde ogni mio progetto, ogni mia azione e tutta la mia vita.

Primo approccio con i tarocchi

N. Com’è stato il tuo primo approccio con i tarocchi?

M. Già ai tempi dell’università io e le mie compagne ci divertivamo a interpretare le carte piacentine, ma era soltanto un gioco.

L’incontro vero c’è stato molto più tardi quando, alla soglia dei 40 anni, mi sono trovata a vivere una grande crisi professionale e personale.

Ero in un momento della vita già di per sé delicato, e mi capitava ben spesso di pensare a quel senso di scomodo, di fastidio, che pervadeva tanti aspetti della mia vita.

Il lavoro stava prendendo una piega che non avevo previsto e che non mi rispecchiava, alcuni rapporti mi appesantivano, mi si presentavano in continuazione situazioni indesiderate.

Avevo la netta sensazione di non avere in mano il timone della mia vita e di star vivendo in un modo che un “sistema” mi aveva costretta ad adottare e che, in realtà, io non volevo affatto.

Iniziai a farmi domande in maniera quasi ossessiva sul perché di tutto questo: durante il giorno non facevo altro che rimuginare e lamentarmi di quanto tutto fosse ingiusto, persa in una spirale di pensieri negativi.

Fu in questa situazione che il mio compagno, preoccupato per me, pensò un bel giorno di regalarmi una seduta da una cartomante.

Io però non volevo assolutamente andarci, non “credevo” in quelle cose, non riuscivo a concepire che ci fosse gente che credeva a tutto quello che poteva dirgli una cartomante sulla sua vita e sul suo futuro.

Lui però insistette così tanto da prendermi per sfinimento. Alla fine accettai e nel giro di pochi giorni mi ritrovai nella sala d’attesa della famigerata cartomante. 

Fu una seduta grottesca ma trasformativa allo stesso tempo: piena di senso critico azzardai qualche domanda e lei, perfetto specchio delle mie aspettative, buttò lì qualche assurda e improbabile risposta futuristica tutta basata sul “succederà che…”, “c’è dell’invidia…” “arriverà una notizia…”, “un uomo importante ti aiuterà…”.

Tutte quelle frasi che sembravano sentenze inappellabili, dove la mia volontà non contava nulla, mi misero addosso un senso di ribellione e una sorta di rabbia che dovevo assolutamente esprimere in qualche modo.

Ancora non me ne rendevo conto, ma stavo cominciando a reagire. Il desiderio di ribellarmi rimandava a quello di cambiare tutto quello che, nella mia vita, non avevo voluto né deciso.

A un certo punto avvenne qualcosa di strano: mi alienai completamente dalla voce della cartomante, la sentii allontanarsi sempre di più fino a diventare ovattata e poi sparire del tutto, mentre la mia attenzione veniva completamente assorbita dalle immagini delle carte davanti a me. Come in uno stato di trance iniziai a guardarle una a una per la prima volta. Le avevo viste tante altre volte, ma non le avevo mai davvero guardate. E più le guardavo, più ci vedevo me stessa, scene della mia vita, simboli che facevano affiorare emozioni, ricordi, desideri, spaccati del passato e del presente.

Appena fuori dallo studio, la prima cosa che dissi al mio compagno fu: «Non ci credo che con i Tarocchi si possa solo guardare il futuro. Ci dev’essere di più!»

Lui mi guardò con espressione interrogativa, probabilmente pensava che gli avrei raccontato le profezie della cartomante, e invece dissi: «Mentre rientriamo voglio comprare un mazzo di Tarocchi!»

Era l’inizio di una straordinaria avventura!

Cartomanzia o tarologia: differenze

N. Ci spieghi qual è la differenza tra tarologia e cartomanzia?

M. La cartomanzia (termine che che deriva da “Mantica”, la pratica di divinare il futuro interpretando segni di varia natura), usa i simboli, le allegorie e gli archetipi delle carte per capire cosa accadrà nel futuro.

L’attenzione quindi è rivolta alla previsione di eventi che dovrebbero verificarsi nella vita del consultante.

Da parte mia non pratico questo approccio perché presta il fianco a un atteggiamento fatalista, passivo, quasi vittimistico.

La sensazione potrebbe essere quella di ricevere una sorta di sentenza inappellabile dagli Arcani e di non poter fare nulla per cambiarla o dover soltanto aspettare che gli eventi pronosticati si realizzino, come se dipendesse totalmente da qualche fattore esterno a noi, slegato dalla nostra volontà.

La Tarologia, invece, usa archetipi e simboli dei tarocchi per accompagnare il consultante a guardare dentro se stesso e trovare nuove prospettive e spunti di riflessione che lo aiutino a tirarsi fuori dalla situazione di difficoltà, incertezza o blocco in cui si trova.

Nella Tarologia quindi si porta l’attenzione al presente, un presente su cui poter agire per cambiare. La sensazione che si ha non è più quindi di impotenza, ma l’opposto: posso agire sulla mia realtà per migliorarla.

Cos’è la Tarologia Evolutiva

N. Si sente spesso il termine “Tarologia Evolutiva”. Posso chiederti cosa si intende con questa definizione?

M. Forse il senso di questo termine si può già dedurre da quanto abbiamo detto in merito alla Tarologia.

In questo approccio i Tarocchi vengono usati come strumento per aiutare il consultante a guardarsi dentro, comprendere il suo presente, come sta vivendo la sua realtà, quali blocchi gli impediscono di realizzare ciò che vorrebbe e quali risorse può mettere in campo per sbloccarsi e attivare un cambiamento.

Autocoscienza, sblocco, attivazione, cambiamento portano a un’evoluzione della persona insieme a una sua crescita personale ed ecco perché si parla di Tarologia evolutiva.

Cosa fa un tarologo

N. Quindi in sostanza cosa fa un tarologo?

M. Un tarologo accompagna il consultante nel suo viaggio introspettivo, stimolando in lui osservazioni inedite, nuovi punti di vista, nuove considerazioni.

Lo fa mettendosi in ascolto attento e privo di giudizio della persona, ponendo domande e proponendo un’interpretazione della simbologia dei tarocchi che tenga in considerazione il suo sentire e lo coinvolga come parte attiva della sessione.

In una lettura tarologica, il consultante non è trattato come qualcuno che deve solo “ricevere” informazioni o consigli senza partecipare, ma per ciò che è: un soggetto che non ha nulla di sbagliato e ha tutte le risorse per poter gestire la sua situazione e trasformare attivamente la sua realtà.

N. Hai un progetto futuro che vuoi condividere con chi ci legge?

M. Sto lavorando a un progetto molto grande riguardante la formazione in ambito tarologico ma è davvero ancora troppo presto per anticipare di più.

Nel frattempo, chi desidera entrare in contatto con questo bellissimo strumento di autocoscienza in modo intuitivo e trasformativo, può regalarsi il mio libro Tarocchi per la vita che ho scritto per accompagnare le persone a crearsi una pratica personale con i tarocchi e renderli uno strumento veramente utile nella vita e nella propria realizzazione.

N. Grazie, Manu, per essere stata mia ospite in queste pagine al contrario e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti presenti e futuri.

Libri sui tarocchi evolutivi

Leggere è sempre una buona pratica per approfondire.

Quindi eccomi a te con un po’ di libri che ti permetteranno di approfondire i tarocchi dal punto di vista evolutivo.

  • Iniziamo proprio dal libro di Manuela, Tarocchi per la vita, che ti accompagnerà nella scelta del tuo primo mazzo, nella conoscenza degli Arcani Maggiori, nelle chiavi di interpretazione delle carte. Assolutamente perfetto per iniziare a sperimentare tu stessa/o la pratica dei tarocchi.

C’è la storia di Jodorowsky, i suoi studi e le ricerche che lo hanno portato a coniare e diffondere il termine stesso tarologia e il distacco dalla cartomanzia. C’è il legame che, a molte/i potrebbe sembrare assurdo, tra tarologia e buddismo, tra materia e spirito.

  • Concludo con uno degli autori che amo da tutta la vita: Italo Calvino. Ebbene sì, lui conosceva i tarocchi e ne conosceva soprattutto gli aspetti archetipi ed evolutivi. Il libro che ti consiglio si chiama Il castello dei destini incrociati, che non è un manuale né un trattato ma uno dei suoi più rari romanzi.

Bene, mi auguro di averti accompagnato in questo viaggio alla scoperta dei tarocchi attraverso una prospettiva diversa rispetto a quella a cui sei abituata/o e che questo viaggio possa continuare nella tua vita attraverso la conoscenza.

Perché è la conoscenza a darci le chiavi per uscire dai pregiudizi, a permetterci di sperimentare in prima persona e offrirci la possibilità del cambiamento.

Buon viaggio, anima al contrario, che sia fisico e/o spirituale poco importa, che ti porti verso la tua felicità, questo sì, importa. Tanto!

Meditazione dinamica di Osho

donna che balla su un prato meditazione dinamica

Se c’è una forma di meditazione decisamente diversa dalle altre, quella è senz’altro la meditazione dinamica.

Infatti non è basata come le altre meditazioni su una pratica silenziosa, nella quiete, da seduti, sedute.

La meditazione dinamica è una meditazione in movimento che lascia il corpo libero di direzionare la sua energia, in totale ascolto di sé.

Sì, nella forma è diversa dalla meditazione tradizionale ma lo scopo è lo stesso: entrare in contatto con il tuo sé più profondo e attingere a quel sé per vivere con consapevolezza la tua vita qui e ora.

Osho e le meditazioni attive

A diffondere nel mondo la meditazione dinamica è stato Osho, maestro spirituale vissuto dagli anni ’30 agli anni ’90.

La sua figura è parecchio controversa. Non so se ti è capitato di vedere il docu-film Wild Wild Country su Netflix e devo dire, senza spoilerarti nulla, che è davvero interessante.

Di certo a Osho Rajineesh si deve uno stravolgimento della visione e della pratica meditativa rispetto alla tradizione antica.

Uno stravolgimento basato su una riflessione effettivamente condivisibile: l’essere umano occidentale ha abitudini e stile di vita diversi dal mondo orientale.

Per questo motivo la meditazione tradizionale basata sul respiro e su una postura “ferma”, secondo Osho, non è la più adatta.

Da questa riflessione nacquero le meditazioni attive di Osho e tra queste, la più famosa, la meditazione dinamica, volta a liberare completamente il corpo e la mente attraverso movimenti, versi, respiri spontanei, non controllati da schemi mentali acquisiti.

donna che balla libera meditazione dinamica
*

Obiettivo della Meditazione dinamica

Lo scopo della meditazione dinamica è arrivare allo stato di consapevolezza in modo contrario rispetto alle meditazioni classiche.

Secondo Osho, l’uomo e la donna del mondo occidentale erano (sono) sottoposti/e a continui stimoli esterni (suoni, impegni, scadenze) e, per questo tipo di vita, cercare l’assenza dei pensieri rimanendo seduti/e a respirare era (è) praticamente impossibile.

Non a caso il libro in cui spiega la meditazione dinamica si chiama “La meditazione per chi ha fretta”.

Partendo proprio dal corpo, dai suoni, dalla musica, dalle urla, dai pianti, dalle risate che fuoriescono liberamente dalla persona, si arriva in maniera più naturale a uno stato di quiete e piena attenzione nel momento presente.

La meditazione dinamica permette di liberare tensioni, emozioni, ricordi annidati nel corpo e nella mente e, in questo modo, di lasciarle andare una volta per tutte ritrovando quella pace interiore a cui dovrebbe tendere ogni essere vivente.

Come si pratica la meditazione dinamica

La meditazione dinamica va fatta al mattino, possibilmente appena ti svegli, sicuramente a stomaco vuoto e non oltre l’ora di pranzo.

Per iniziare la tua pratica, trova un posto tranquillo, in casa o in natura, dove ti senti completamente a tuo agio.

Indossa abiti comodi per lasciare libero il tuo corpo di muoversi senza impedimenti o fastidi.

L’atteggiamento da tenere, secondo Osho, è quello del testimone, dell’osservatore esterno, come se tu fossi al di fuori del tuo corpo e osservassi ciò che accade senza giudicare.

La meditazione dinamica si compone di 5 fasi e dura in totale 1 ora.

1° fase della meditazione dinamica

La prima fase della meditazione dinamica o fase della respirazione caotica dura 10 minuti.

In questa fase respira dal naso in maniera veloce imprimendo tutta l’energia che hai nell’atto della respirazione stessa e ponendo la tua attenzione nell’espirazione, poiché è espirando che eliminiamo tutto ciò che non ci serve più: tossine, pensieri negativi, ricordi spiacevoli.

Fallo con tutto te stesso, te stessa, come fossi un unicum con la respirazione stessa.

Puoi anche lasciare che il corpo ti aiuti nella respirazione.

Magari ti verrà naturale alzare le braccia o concentrarti sull’addome.

Fai ciò che ti viene più naturale possibile, senza forzare il movimento, controllare il respiro o metterci testa.

Il corpo ha una saggezza che ti stupirà. Fidati e vedrai che verranno fuori i movimenti più adatti a questa fase.

2° fase della meditazione dinamica

La seconda fase o fase della Catarsi, dura 10 minuti.

In questa fase lascia completamente il corpo libero di esprimersi.

Magari ti verrà da urlare, ridere, piangere.

Forse avrai voglia di saltare o muovere le braccia a caso.

All’inizio la mente magari prenderà il sopravvento dicendoti che sembri un po’ strano, strana. Tu lascia andare questo pensiero e, senza giudizio, osserva questo tuo corpo che fin dalla nascita ti sostiene, libero di fare ciò che vuole.

Potrebbero venir fuori anche ricordi non esattamente piacevoli.

Lasciali uscire da quel luogo in cui si erano bloccati, incancreniti.

Lasciali semplicemente andare.

Studi scientifici hanno dimostrato che, per chi pratica da tempo la meditazione dinamica, in questa fase la corteccia frontale “tranquillizza” l’amigdala, responsabile di tenerci in allerta per eventuali pericoli. Chi ha subito molti traumi nella vita vive in costante allerta e questo, ahimè, è responsabile di cattivo sonno, malattie, invecchiamento precoce, giusto per dirne alcune.

Ecco perché, essendoci passata per esperienza, posso dirti: approfitta di questa fase per lasciare che il tuo corpo “esploda” liberandosi da tutto ciò che è rimasto dentro da chissà quanto tempo. E non giudicare come lo fa. Fallo e basta.

3° fase della meditazione dinamica

Libera il tuo “hu”.

In questa terza fase della meditazione dinamica che dura ancora 10 minuti, è il momento di urlare “Uh” saltando nel modo in cui ti viene più congeniale.

In questa fase potrai percepire quanta forza c’è nel tuo corpo.

Una forza che parte dai piedi e viaggia lungo tutto il corpo fino alla testa.

La famosa energia della Kundalini che, dal primo chakra, viene risvegliata e, avvolgendosi come una spirale, arriva fino al chakra corona, il settimo.

Alza le braccia mentre salti, urla a squarciagola “Uh” e senti quel suono che vibra dentro di te.

Fallo fino a esaurire tutta l’energia che hai.

4° fase della meditazione dinamica

La quarta fase della meditazione dinamica o fase dell’immobilità dura 15 minuti.

Dopo aver liberato completamente l’energia dentro di te, è tempo di fermarsi.

Rimani immobile nella posizione in cui sei e osserva cosa succede nel tuo corpo sempre da osservatore imparziale.

Si parla di questa fase come di stadio di congelamento perché l’idea è che, una volta smesso di urlare e saltare, tu ti ferma nella posizione che assumi senza cambiarla per tutta la durata della fase concentrandoti sull’energia liberata, poiché qualunque altro cambiamento potrebbe distrarti. Non sempre è piacevole soprattutto per chi ha imparato a bloccarsi quando subisce un trauma, e te lo dico perché io sono una di queste persone, bloccarsi ricorda il trauma stesso.

Quindi in quel caso, ti consiglio di abbassare l’energia del movimento, renderlo più lieve e delicato possibile, come una coccola che fai a te stessa, te stesso.

Dal punto di vista della mente, questo ti permette anche di riprogrammare il tuo cervello, perché oggi, grazie a questa pratica, puoi associare allo stare ferma/o, un senso di sicurezza e protezione, quindi una sensazione totalmente diversa da quella sperimentata durante il trauma.

5° fase della meditazione dinamica

La quinta fase della meditazione dinamica è la danza per celebrarti. Dura 15 minuti.

Questa fase è proprio una celebrazione di ciò che sei, del mondo intero, di ciò di cui siamo parte integrante.

È una danza di gratitudine verso la vita stessa, verso il te, la te che ha vissuto le sue sfide, le sue difficoltà, le sue glorie e le ha portate a casa, in un modo o nell’altro.

Anche in questa fase il movimento del corpo è libero.

Lo si lascia danzare nella gioia, nella piena spontaneità per poi portare questa sensazione di felicità assoluta nella tua giornata.

Benefici della Meditazione Dinamica

Oltre ai benefici di qualunque altra forma di meditazione, come il miglioramento della concentrazione, diminuzione dello stress, benessere generalizzato, la meditazione dinamica, essendo basata anche sul movimento, porta notevoli benefici al corpo.

Innanzitutto ti permette di liberarlo da tensioni e pensieri negativi, e di sciogliere le articolazioni.

Per me il beneficio più grande della meditazione dinamica è quello di liberarti dal giudizio nei confronti di te stessa, te stesso.

Perché diciamocelo, noi così controllati/e, mica ci vediamo bene a dimenarci come dei matti urlando, cantando e danzando a ritmi inconsueti e molto probabilmente buffi.

Insomma io lo confesso, non mi riusciva affatto facile le prime volte.

Ma poi ho lasciato che anche la risata, che mi scherniva in verità, uscisse e lasciasse spazio al resto.

E devo dire che l’effetto liberatorio si sente, eccome, finita la meditazione.


Posso anche dire, non so se tu ti ritrovi, che per me che la mattina non esiste nulla prima del caffè, non è sicuramente la meditazione più affine.

Nel tempo ho imparato ad ascoltarmi e a integrare le varie forme di meditazione in base a ciò che sento nel corpo.

In fondo basta chiudere gli occhi e chiedersi: in questo preciso momento di cosa ho bisogno? Potrebbe essere una passeggiata mattutina nella rugiada del parco sotto casa. E poi magari la mattina dopo, ti accendi una bella musica (magari a un orario in cui non disturbi il condominio) e balli, canti e ti sfoghi di tutto.

Cerca sempre di seguire ciò che senti più tuo.

La vera chiave non è “dover” fare questo o quello.

La vera chiave è integrare.

Noi siamo un tutt’uno, non divisi, interi, intere.

Per cui qualunque cosa va bene se sentiamo che fa bene alla mente, al corpo, allo spirito.

Alla tua mente, al tuo corpo, al tuo spirito.


Se vuoi scoprire altre forme di meditazione, ti lascio tre articoli utili qui sotto:


*foto in questo articolo by pexels

Meditazione Kundalini: origini, pratica, benefici

cristalli chakra meditazione Kundalini

Tra tutte le forme di meditazione la meditazione Kundalini è quella che più utilizza i movimenti del corpo per risvegliare l’energia spirituale.

Cos’è la Kundalini

Kundalini viene dalla parola Kundala che vuol dire: avvolta, arrotolata, a spirale.

L’energia della Kundalini infatti è rappresentata da una spirale che si trova, nella sua forma latente, alla base della colonna vertebrale, all’altezza del coccige per intenderci o, per chi ha dimistichezza con i chakra, nel chakra radice.

La sua forma ricorda quella di un serpente dormiente avvolto su se stesso in tre spire.

Tre come il numero perfetto.

Tre come Passato/Presente/Futuro.

Tre come Veglia/Sonno/Sogno.

È un’energia di tipo femminile, ricettiva e guaritrice che ogni essere umano possiede in stato latente fin dalla nascita e che, una volta risvegliata, porta al pieno benessere e a una profonda consapevolezza di sé.

Kundalini e Chakra

Prima ti dicevo che l’energia della Kundalini risiede al livello del primo Chakra, il Muladhara.

Il termine Chakra vuol dire “Ruota” e infatti i chakra sono rappresentati come dei vortici che girano continuamente lungo il nostro corpo.

I più famosi sono 7: Chakra Corona, Terzo Occhio, Chakra della Gola, Chakra del Cuore, Plesso Solare, Chakra Sacrale, Chakra Radice.

Nel nostro corpo in realtà ce ne sono migliaia.

I Chakra sono in equilibrio quando l’energia che li collega scorre fluidamente e le ghiandole endocrine correlate a ogni chakra funzionano correttamente. 

Se i Chakra non sono in equilibrio, si manifestano problemi di natura fisica ed emotiva.

Per questo, prima di praticare la Kundalini, è necessario fare un riequilibrio energetico dei chakra attraverso meditazioni specifiche per il o i chakra in disequilibrio.

L’energia della Kundalini in presenza di blocchi, infatti, non potrebbe fluire correttamente.

Origini della meditazione Kundalini

Le origini della Kundalini sono antiche ma, prima del 12° secolo, fu tramandata solo da maestro a discepolo.

Ci sono tracce di energie simili alla Kundalini nella cultura egizia, in quella greca e cinese antica. Era infatti associata alle dee Atena e Kuan Yin.

Dal 12° secolo in avanti grazie a maestri come Gyaneshwara iniziò a essere diffusa prima in India e poi pian, piano in tutto il mondo.

A cosa serve l’energia Kundalini

L’obiettivo della meditazione Kundalini è, come detto prima, quello di risvegliare l’energia Kundalini, di liberarla completamente dal suo stato dormiente e portare l’essere umano a una piena consapevolezza di sé, sia a livello fisico sia a livello spirituale.

Se l’energia rimane sopita, essendo nel Chakra base, aumenta lo stato di illusione concentrandosi sugli aspetti materiali della vita e questo blocca il risveglio, quello che il Buddha chiamava Illuminazione.

donne che danzano meditazione kundalini
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Come si risveglia la Kundalini?

La meditazione Kundalini permette di attivare questa energia latente nel corpo e nelle emozioni e, risvegliandola, farla fluire liberamente in tutti i Chakra.

Il risveglio avviene in modo graduale o improvviso, a volte anche attraverso brividi e visualizzazioni.

Che cos’è la meditazione Kundalini?

Ma dal punto di vista pratico, come si fa la meditazione Kundalini?

La Kundalini è strettamente legata allo Yoga.

Ci sono diversi tipi di Yoga attraverso cui è possibile risvegliare la Kundalini: Kundalini Yoga, Mantra Yoga, Hatha Yoga, Laya yoga, Kriya Yoga.

Attraverso pratiche di respirazione, movimenti delle mani e del corpo, lo Yoga si prefigge di liberare l’energia dormiente, purificare corpo e mente e quindi condurre la persona verso la piena consapevolezza spirituale di sé.

Se non si è mai fatta una meditazione Kundalini, è sempre meglio affidarsi a un maestro che ha una funzione importantissima, soprattutto all’inizio, perché la sua energia risvegliata ti permette di risvegliare la tua.

Questo processo si chiama Shaktipat o risveglio tramite trasmissione.

Chiaramente l’obiettivo è che poi tu riesca a farlo da sola/o, perché il Buddismo insegna che tutti siamo maestri/e e che, dentro ognuna/o di noi, c’è il massimo potenziale.

Ma il maestro, in tutte le discipline della vita del resto, è fondamentale per acquisire la conoscenza e il metodo nel modo corretto, soprattutto all’inizio.

Se invece preferisci sperimentare fin da subito la Kundalini da sola/o, fai per prima cosa delle meditazioni per riequilibrare i chakra. Ce ne sono diverse anche su YouTube. 

Poi pratica il Body Scanner portando l’attenzione molto lentamente dapprima sul respiro, poi su ogni chakra e vedendo fluire l’energia come luce bianca o dorata che entra dalla tua testa (Chakra Corona) e scende come una spirale attraverso tutti i Chakra fino a raggiungere il Chakra Radice dove risiede la Kundalini.

E una volta risvegliata, sempre con gli occhi chiusi, senti la Kundalini che si avvolge a spirale in tutta la colonna vertebrale dal basso verso l’alto.

Senti il tuo corpo che si risveglia.

Prova a concentrarti sulle sensazioni che provi.

Magari c’è una parte del corpo in cui senti di più l’energia. Lasciala fluire liberamente. Andrà dove è giusto che vada.

Prova a fare dei movimenti con le mani, con le braccia, con le gambe.

Se ti viene voglia di ballare, fallo. Non importa come, qui non c’entra la tecnica, lascia che il corpo si muova liberamente.

E quando sei pronta/o, apri gli occhi, continuando a muoverti, a seguire il ritmo dettato dal corpo, a respirare.

Non guidare nulla.

Se il movimento è intenso, lascia che sia intenso.

Se la respirazione è lenta, lascia che sia lenta.

Se al contrario è più frenetica, lasciati trasportare da quella frenesia.

Accogli ciò che arriva.

E se il pensiero si innesta, lascialo andare esattamente come una nuvola passeggera.

C’è ma non rimane.

Ricorda: il tuo sé non è il tuo pensiero.

Ovviamente la pratica della Kundalini non è solo questa. Ce ne sono diverse in base alla tecnica Yoga scelta. Alcune prevedono dei movimenti fin dall’inizio o una parte finale da sdraiati che stimoli la consapevolezza di ciò che è accaduto nel corpo.

Ecco perché il consiglio è sempre quello di affidarsi a insegnanti certificati che conoscano bene questo tipo di meditazione e non fare le cose fai da te.

Benefici della meditazione Kundalini

I benefici della meditazione Kundalini sono numerosi.

Oltre a quelli della meditazione in generale (miglioramento della concentrazione, della memoria a breve e lungo termine, maggiore rilassamento muscolare e del respiro, diminuzione dello stress), i benefici della Kundalini sono legati al Chakra in cui ha la sua casa: il Chakra radice.

Migliora infatti:

  • l’energia sessuale, intesa come energia creativa allo stato primordiale;
  • Il senso di radicamento;
  • l’equilibrio tra i bisogni primari e quelli spirituali.

L’energia sessuale diventa energia spirituale e determina il benessere nella sua pienezza: mente, corpo e spirito sono allineati e beneficiano di questa consapevolezza a 360 gradi.

La scienza sacra di Sri Yukteswar parla inoltre di 8 effetti della meditazione Kundalini nei Chakra. Si tratta per lo più di capacità sensoriali e telepatiche in cui preferisco non addentrarmi ma puoi scoprirli tu stessa/o leggendo il libro.

Alcuni studi scientifici (che sono quelli verso cui propendo) hanno dimostrato che la Kundalini è efficace anche nei disturbi ossessivo-compulsivi, nelle dipendenze e in alcune forme di dislessia e di fobie.

Kundalini e Osho

Nel parlare della meditazione Kundalini, non posso non citare Osho poiché è a lui che dobbiamo la sua diffusione nel mondo occidentale.

La meditazione Kundalini infatti fa parte delle meditazioni dinamiche di Osho.

Secondo Osho, l’energia della Kundalini va risvegliata partendo da un completo abbandono del corpo.

Nel movimento il corpo va lasciato libero di muoversi come se tu diventassi il movimento stesso. Lo sei e basta.

Senza forzare nulla.

Senza giudicare.

Se il corpo ti guida nella pace, rimani nella pace.

Se il corpo si muove in modo “incontrollato”, lascialo fare.

Lo scopo è quello di liberare i nostri corpi occidentali così contratti attraverso il movimento libero e far così fluire l’energia di guarigione inerente a tutti noi.

Meditazione Kundalini pericolosa

Purtroppo l’associazione con la figura controversa di Osho, ha comportato voci su una presunta “pericolosità” della meditazione Kundalini.

In verità non esistono evidenze scientifiche del fatto che la Kundalini sia dannosa per l’uomo. Al contrario, come accennato prima, ci sono diversi studi che provano i tanti benefici di questa forma di meditazione e nessun rischio.

Come sempre, bisogna scovare le fonti certe o, per lo meno, quelle più autorevoli e non basarsi sul sentito dire.


Sono curiosa: tu hai mai provato la meditazione Kundalini?

Se sì, scrivi in un commento come ti sei trovata/o.

Il confronto è sempre alla base di queste pagine al contrario.


E se l’argomento Meditazione ti interessa, qui di seguito trovi alcune letture che fanno per te:

  • foto by Kampus production – Pexels

Mindfulness: cos’è e come si pratica la meditazione consapevole

ciliegi in fiore mindfulness

Tra tutte le pratiche di consapevolezza, la meditazione Mindfulness è sicuramente quella più vicina alla nostra società occidentale.

Del resto è nata proprio dalla mente di un occidentale.

Probabilmente è anche per questo che è tra le più diffuse nel nostro mondo.

Non è una religione, non è legata ad alcuna scuola specifica e, soprattutto, è davvero semplice da praticare.

In che cosa consiste la mindfulness?

Vediamo innanzitutto cos’è la meditazione Mindfulness.

La prima cosa che mi viene in mente è: essere intenzionalmente consapevoli della nostra essenza nel momento presente

Adesso ti sembrerà una frase fatta ma sappi che non è così.

Da anni ogni giorno mi alleno al qui e ora e sperimento continuamente i benefici di essere pienamente nel presente.

Siamo abituate/i a stare nel passato e nel futuro, soprattutto a livello mentale.

C’è sempre nella nostra mente un ricordo o una sofferenza legata a qualcosa che abbiamo vissuto.

Oppure pensiamo a un impegno che ancora deve verificarsi e che, quindi, non possiamo sapere esattamente come andrà, pure se lo visualizzi cento miliardi di volte.

La mia esperienza è che il futuro è determinato totalmente da come vivi il momento presente.

E più lo vivi con piena consapevolezza, più quel futuro si modella al ritmo del tuo massimo benessere.

Questo perché non è intaccato da vecchie abitudini, da convenzioni legate al passato, da emozioni che oggi sono già diverse.

E in questo modo me ne libero, di quelle abitudini, convenzioni, emozioni, in ogni “qui e ora”, in ogni istante consapevole.

Il tutto senza giudizio, o almeno con il minimo giudizio possibile, visto che è scientificamente provato che la mente giudica e anche in fretta (poiché il suo scopo principale è quello di farci sopravvivere).

Concentrandosi sul proprio sé profondo, nel momento presente, riusciamo a uscire da alcuni meccanismi mentali, anche solo per pochi istanti, e a non identificarci con le situazioni, demoni, eventi negativi della nostra vita.

Li vediamo solo come eventi, non ne veniamo avviluppate/i e spesso troviamo anche soluzioni creative per districarcene.

Questo ci permette di diventare consapevoli anche dell’ambiente intorno a noi, delle persone che frequentiamo e di migliorare quindi anche le nostre relazioni.

Fiore di campo viola mindfulness

Come si fa la mindfulness?

Adesso vediamo come praticare la mindfulness.

Prima ti dicevo che è molto semplice e vedrai tu stessa/o quanto lo è.

La mindfulness basic (non è il termine corretto, ma è giusto per capirci) è una pratica che si svolge sedendoti su una sedia o su un cuscino, dove insomma ti senti più comoda/o, con la schiena dritta e gli occhi chiusi.

A questo punto si comincia prestando attenzione esclusivamente al respiro.

Ci si concentra sul movimento dell’addome, della pancia che si gonfia ispirando e si sgonfia espirando, sull’aria che entra ed esce dalle narici.

I pensieri ci saranno comunque, ti trascineranno un po’ nel passato, un po’ nel futuro ma, assumendo che questo è normale, la pratica consisterà nel riportare ogni volta l’attenzione al respiro, e quindi al qui e ora.

Si può fare una seduta di mindfulness anche in altri modi,non solo da sedute/i o con gli occhi chiusi.

Si può praticare la mindfulness mentre mangi, portando la tua attenzione ai 5 sensi, al colore di ciò che mangi, al sapore, all’atto di masticare.

Oppure anche camminando.

Ho scritto un articolo specifico al riguardo che ti lascio qui: Meditazione camminata consapevole. Pratica e benefici.

Mindfulness esercizi pratici

Un altro esercizio di mindfulness è il Body Scanner.

Uno di quelli che uso di più soprattutto quando faccio fatica ad addormentarmi la sera.

Praticamente inizio a respirare lentamente e, a ogni respiro, porto l’attenzione a una parte del corpo.

Inizio dalla testa… un respiro.

Poi la gola… un respiro.

Poi la spalla destra, il gomito, la mano e passo dall’altro lato.

Per ogni punto un respiro profondo.

Continuo con la coscia destra, il ginocchio, la caviglia, il piede.

E poi faccio la stessa cosa con la gamba sinistra.

È una delle tecniche che mi rilassa di più.

C’è anche un’altra tecnica di Mindfulness molto carina e semplice da fare. Ne ho parlato in questo articolo: Tecnica del mandarino. Come migliorare l’attenzione e la concentrazione

Mindfulness significato

Mindfulness in inglese vuol dire proprio: consapevolezza.

Quindi torniamo sempre al punto di partenza: essere pienamente consapevoli è alla base della Mindfulness.

Origini della Mindfulness

Dobbiamo la creazione, se così si può dire, della meditazione Mindfulness a un ricercatore americano: Jon Kabat-Zinn, che praticava meditazione e Yoga.

Il suo scopo fu quello di portare la meditazione in ambito medico e terapeutico per aiutare le persone che avevano problemi fisici e psicologici.

Per questo per primo fece degli studi specifici per dimostrarne i benefici.

A questi primi studi e ricerche ne seguirono molti altri a cui parteciparono altri scienziati e medici di tutto il mondo.

Il professore Jon Kabat-Zinn ideò un programma, l’MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction o Programma per la Riduzione dello Stress che unì, per la prima volta nella storia, le tecniche di meditazione orientale alla medicina occidentale.

Il programa MSBR venne applicato in molti ospedali e cliniche con ottimi risultati e venne declinato in ambiti diversi.

Dalla pediatria con il MBCP, Mindfulness Based Child and Parenting, alla psicologia con la MBCT, Mindfulness Based Cognitive Therapy, ai problemi di disordine alimentare con il MBEA, Mindfulness based eating Awareness, e molti altri.

Cosa si fa in una seduta di mindfulness?

Il programma MBSR dura circa 8 settimane ed è basato su esercizi di respirazione e movimenti di yoga, da fare in sedute individuali e/o di gruppo, durante le quali sei seguita/o da un istruttore MBSR certificato.

Lo stesso istruttore ti darà anche degli esercizi da fare a casa durante il percorso e ovviamente anche dopo, perché la pratica non può ridursi a un tempo limitato, ma continua per sempre.

O per lo meno, per quanto vuoi tu.

Gli esercizi sono rivolti a una consapevolezza totale sia della respirazione sia del corpo.

Benefici della Mindfulness

A parte i benefici in ambito terapeutico, il benessere che la Mindfulness porta nella vita di tutti i giorni è evidente.

Anche semplicemente nella vita quotidiana di noi persone sempre di corsa che non ci fermiamo mai, o quasi.

La Mindfulness, se praticata costantemente, ti riporta anche in maniera inconsapevole all’attimo presente: mentre cammini, mentre lavori, mentre leggi un libro.

E ti permette di vivere ogni cosa della tua vita in maniera completa e piena.

Ripeto: possono sembrare frasi fatte ma ti assicuro che, praticando ogni giorno la Mindfulness, te ne renderai conto tu stessa/o.

Mindfulness psicologia

Ci sono molti psicologi e terapeuti che utilizzano la mindfulness a supporto della loro terapia.

Nello specifico la MBCT, di cui ho accennato prima, basata sulla terapia cognitiva, è utilizzata nei disturbi depressivi ma anche come aiuto nei disturbi compulsivi.

Mindfulness libri

Se vuoi approcciarti alla Mindfulness ci sono molti corsi in Italia ma anche tante letture utili.

Per esempio molto bello è Mindfulness per principianti, dello stesso Jon Kabat-Zinn. Oppure sempre di Kabat Zinn, Vivere momento per momento.

Un altro che amo moltissimo è di uno dei maestri di Kabat Zinn. Sto parlando de Il Miracolo della Presenza mentale di Thich Nhat Hanh.


E tu hai mai praticato la Mindfulness?

Dal canto mio, mi auguro che questo articolo ti sia stato utile per approfondire il tuo benessere interiore ed esteriore perché, come sempre dico, non esiste separazione tra mente e corpo, tra cuore e mente, tra materia e spirito.

Siamo un tutt’uno, con noi e con tutto ciò che ci circonda.

Buone pratiche di consapevolezza a te! 

Meditazione camminata consapevole: pratica e benefici

immagine copertina articolo meditazione camminata in natura

Tra le pratiche di consapevolezza, la meditazione camminata è una di quelle meno diffuse in occidente.

Eppure funziona esattamente come tutte le altre.

Anzi per alcune persone funziona anche meglio.

C’è chi non si trova a suo agio a stare seduta/o a occhi chiusi per un periodo medio/lungo.

Ecco perché oggi ti voglio raccontare cos’è la meditazione camminata e come funziona in pratica, in modo che tu, se la senti più affine a te e al tuo modo di vivere, possa sperimentarla.

Come si medita camminando?

Innanzitutto come si fa a meditare camminando?

Sembrerà strano ma la risposta è molto semplice: camminando con attenzione.

Puoi farlo anche a casa.

A me capita spesso nell’arco della giornata, anche solo per staccare dalla mia scrivania, visto che ci passo molte ore, o per schiarirmi le idee.

All’aperto è decisamente meglio ma, se all’inizio ti senti in imbarazzo, tra le mura di casa andrà benissimo.

Pian, piano potrai fare meditazione camminata anche passeggiando semplicemente per andare a fare una commissione.

E non è che ti distrarrai, come quando cammini con la testa tra le nuvole.

Ti capiterà, parlo per esperienza, di essere talmente consapevole da prestare attenzione a tutti gli elementi intorno a te, persone comprese, magari salutandole con un sorriso (cosa che in Italia si vede poco, soprattutto nelle grandi città).

Ti sorprenderai di quanto questo gesto sia benvenuto.

Sì, a volte le persone ti guarderanno come quella/o strana/o, ma il più delle volte ricambieranno il saluto.

meditazione camminata sulla spiaggia
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Che cos’è la camminata mindfulness?

Dicevo prima “camminando con attenzione”.

Ma che vuol dire”- tu dirai?

Siamo così abituate/i a fare, fare, fare senza porre attenzione allo spazio tra quei vari “fare” che dare attenzione al semplice gesto di camminare sembra un paradosso.

Eppure camminare è un gesto che diamo per scontato e che scontato non è per nulla.

Ecco, la meditazione camminata è innanzitutto un metodo per comprendere quanto siamo fortunate/i nel muoverci, nel camminare.

Un consiglio utile è quello di fare la meditazione camminata dopo aver prima fatto 5 minuti di respirazione diaframmatica, in piedi o da seduti, come sei più comoda/o.

Poi procedi nella meditazione camminata per 10 minuti, a questo punto fai una pausa e riprendi per altri 10 minuti.

La meditazione camminata in pratica

Inizia prestando attenzione al movimento del piede, al come si alza, al come si appoggia la pianta e poi si solleva, alle sensazioni sulle dita.

E di conseguenza a come si muove il corpo, le caviglie, le gambe, il bacino, in relazione alla camminata.

Diciamo che se lo fai su un prato o sulla spiaggia, a piedi nudi, è ancora meglio perché le sensazioni si amplificano.

Prova a concentrarti su come cambia il tuo respiro nel movimento, a quello che il corpo ti comunica.

Cosa senti? Dove lo senti?

È una sensazione di piacere, dolore, rilassamento, tensione?

E il cuore? Batte lento o più veloce?

Prova ad ascoltarlo e a modificare il ritmo della tua camminata in base a esso.

Ti sembreranno tante cose a cui prestare attenzione, ma vedrai che pian, piano, verrà tutto molto naturale.

E più ovviamente farai meditazione camminata, più questo ascolto sarà fluido e immediato.

Inoltre aumenterai la consapevolezza del suolo e della natura che ti circonda e che sostiene la tua vita, così come mentre cammini, la terra sostiene il tuo corpo.

Se per caso la mente si distrae (sappi che accadrà continuamente e che è assolutamente normale), riporta semplicemente l’attenzione al corpo, al momento presente.

L’importante non è da dove parti o dove arrivi ma dove sei adesso.

Tutto torna sempre all’adesso, perché la felicità non si trova nel passato che è già andato, né nel futuro che può solo essere immaginato. Si trova solo nel qui e ora, l’unico istante possibile.

Come si pratica la meditazione camminata nelle scuole buddiste?

La meditazione camminata è una delle pratiche più comuni tra i monaci buddisti.

Camminare consapevolmente, così come mangiare consapevolmente, respirare consapevolmente, fa parte dell’allenamento dei monaci all’illuminazione.

Mi piace chiamarlo “allenamento” perché come per moltissime cose, solo allenandosi costantemente, per un periodo di tempo prolungato (non bastano 21 giorni), si ottengono risultati migliori e duraturi nel tempo, persino nello sperimentare l’illuminazione.

E ci tengo a dire che non riguarda solo i monaci e le monache.

Ognuna/o di noi può sperimentare la condizione di risveglio (il significato della parola “Buddha” è risvegliato). Persino nelle nostre vite incasinate di tutti i giorni.

E che tu lo faccia provando la meditazione seduta o camminata o la mindfulness, l’importante è sperimentare.

Io pratico il buddismo da 26 anni e ogni volta scopro qualcosa di nuovo che non avevo considerato l’istante prima.

Ma torniamo alla scuole buddiste.

  • Nella Meditazione Zen la meditazione camminata prende il nome di Kinhin e si pratica in alternanza alla meditazione Zazen, quella da seduti per intenderci. Avviene in cerchio, con le mani in mudra shasu (quello con una mano chiusa in pugno e l’altra appoggiata sopra, posizionate a livello del plesso solare, appena sopra l’ombelico).
  • Nella Meditazione Vipassana è parte integrante della pratica meditativa e può durare molte ore per i monaci più allenati. Si diventa estremamente consapevoli delle sensazioni del corpo e della mente fino a incarnare la sensazione stessa.
  • La meditazione camminata fa parte anche della pratica dello Yoga, seppure sia meno immediata di quella della semplice camminata consapevole. Per questo motivo per imparare questa tecnica, bisogna essere seguite/i da un maestro Yogi.

I cammini religiosi

Se ci pensi anche nella tradizione cristiana, camminare è una pratica che fa parte del percorso spirituale.

Basti pensare al cammino di Santiago o alla Via Francigena, giusto per citare i due cammini più vicini a noi.

Ma ce ne sono molti altri legati anche a culture lontane da noi che prevedono il cammino come percorso alla scoperta del proprio mondo interiore.

Benefici della meditazione camminata

Oltre a tutti i benefici della meditazione seduta, come:

  • Aumentare la concentrazione.
  • Calmare i pensieri.
  • Ridurre la produzione di cortisolo e di conseguenza lo stress e gli stati d’ansia.

la meditazione camminata, coinvolgendo il movimento fisico, ha ulteriori benefici. Per esempio:

  • Migliora il tono muscolare, la circolazione sanguigna e la digestione.
  • Allevia eventuali fastidi, come mal di testa e contratture.
  • Aumenta la consapevolezza del movimento e della postura.
  • Migliora la percezione del nostro corpo, delle sensazioni che riceviamo da esso.
  • Regola il metabolismo.

Se poi la si fa in natura, aumenta la produzione di endorfina e serotonina, ormoni che fanno bene al nostro umore e benessere.

Libri sulla meditazione camminata

Ci sono alcune letture consigliate per chi vuole approcciare la meditazione camminata da sé.

– Per esempio, Thich Nhat Hanh nel suo Camminare in consapevolezza. Meraviglia e gratitudine ad ogni passo indica la meditazione camminata come la forma di meditazione che coinvolge insieme mente, corpo e attenzione nell’attimo presente.

Volker Winkler in Meditazione Camminata Passo dopo Passo citando il Buddha scrive: “Quando sediamo, sappiamo di sedere. Quando camminiamo, sappiamo di camminare”, indicando come la consapevolezza in ogni cosa che facciamo è essa stessa la via del Buddha.

Scegli la tua strada

Io sono del parere che bisogna sperimentare cosa fa meglio a noi, a te.

Non siamo tutte/i uguali e magari per una persona è meglio la meditazione a occhi chiusi, con l’incenso acceso e una musica rilassante.

Per un’altra è meglio fare una bella escursione in montagna, oppure un bel viaggio. Sicuramente una delle meditazioni che amo più io.

Insomma la via per la nostra felicità è unica. Possiamo ascoltare gli altri ma poi dobbiamo fidarci di ciò che sentiamo più inerente alla nostra natura interiore.

Ecco, io ti auguro che questo viaggio attraverso le pratiche di meditazione del mondo, possa aiutarti a trovare la tua strada per la felicità, unica e splendida così come è.


Se ti va di approfondire, di seguito trovi i link alle altre forme di meditazione di cui ho parlato qui sul blog:


*foto di copertina di Jordan Whitt by Unsplash, foto nell’articolo di Nataliya Vaitkevich by pexels