Femmine inside… tra coccole e accessori

La vedete quella ragazzina lì?

Ecco, lei è proprio femmina inside… e outside.

Io al confronto sono una specie di maschio surrogato nel corpo di una donna.

Lei è quella che passa velocemente dall’umore: “Mamma, ti amo, abbracciami 24 ore su 24”, al momento broncio fino in terra: “Non mi dire nulla sennò ti mordo”.

Lei è quella che alla mia frase sconfortata*: “Domani, visto che la scuola è chiusa per il referendum, andiamo a fare shopping”, risponde con un sonoro e gioioso: “Sìììììììììììì”.

*sconfortata= “cavoli, dovevo lavorare e la scuola è chiusa…”, “Cacchio, mi tocca andare a comprarle i vestiti che un altro po’ i pantaloni le arrivano al ginocchio…”, “Aiuto, due ore in camerino con lei che si prova tutto il negozio”.

Cottage Grab Bag C. Unadonnaalcontrario
C. con le mie Vendula London

Lei è quella bambina, oggi ragazzina, che nell’ordine mi ha rubato prima il cuore, poi l’anima, infine il guardaroba.

Lei con quella vocina dolce: “Mamma, che bello questo vestito! Uh, belle le tue scarpe! Me le presti quando divento grande (pensando che diventare grande sia già adesso)?”.

La ragazzina, che non ha ancora compiuto 12 anni, ha una quantità di accessori che io alla sua età avevo solo un paio di gioiellini da bancarella e uno zainetto.

È colei che quando vede glitter e unicorni, le si illuminano gli occhi.

Se poi ci sono una quantità smisurata di paillettes, può toccare livelli di illuminazione che neanche un ritiro zen in un monastero sperduto del Giappone antico.

La nuova COTTAGE GRAB BAG

*supplied by Vendula London

Dettaglio Cottage Bag
La Cottage Grab Bag di Vendula London

Ora, già conosci la mia passione per le Vendula London.

Perché mi rispecchiano moltissimo. Sono curate nei dettagli, sono ironiche, sono Veg, e adoro il loro design.

Secondo te cosa succede quando in casa arriva una nuova Vendula London?

Devo dire che la COTTAGE GRAB BAG è davvero un piccolo gioiello, con la sua forma da piccolo cottage inglese, le foglie d’autunno, gli stivali rossi per la pioggia e quel camino acceso all’interno che fa pensare ad un buon libro e ad un tè fumante.

Io ci entrerei volentieri in quel cottage, e chissà se non ci troverei una sosia di Miss Marple che mi racconta i segreti più occulti del paesino in cui vive.

C’è un particolare per cui l’ho scelta.

Chissà se lo indovini!

È lì, appollaiato sul davanzale, che guarda fuori dalla finestra e che mi ricorda i miei angeli: un gatto nero.

Cottage Grab Bag dettaglio gattino

Ci sono scelte che si fanno per estro, sì, ed è importante perché nella vita la leggerezza è un ingrediente fondamentale, quella leggerezza che fa bene all’animo ma anche ai legami mistici.

Perché facciamo una vita complicata, spesso faticosa e, concedimi, abbiamo davvero bisogno di coccolarci, di regalarci piccole e grandi frivolezze, di scaldare il nostro cuore.

Sì, sono cose materiali, è vero, ma ho imparato grazie al Buddismo che non esiste separazione tra materia e spirito e che a volte siamo talmente abituate/i a sacrificarci, a riempirci di sensi di colpa che ci precludiamo momenti appaganti per noi, solo per noi.

È una coperta calda?

Un tè con un’amica che non vediamo da tanto tempo?

Un abbraccio a quella persona con cui non facciamo che discutere?

Un bel vestito scollato o una splendida borsa?

Sono piccole cose ma, se ci strappano un sorriso, beh, non sono poi così piccole.

Spesso cerchiamo l’approvazione in chi ci sta intorno, in nostro marito, in nostra madre, nel nostro capo, ma l’unica approvazione che serve davvero è la nostra, quella che ci riconosciamo per prime/i noi.

A quanto pare, mia figlia lo sa meglio di me.

Vogliamoci bene, anime al contrario!

La porti un giorno a Firenze

Prendo in prestito una vecchia canzone che cantava spesso la mia nonnina. Faceva così:

“La porti un bacione a Firenze,

che l’è la mia città 

Porto il tuo bacio a Firenze

né mai, giammai potrò scordarmi te.”.

Ero giovanissima quando ho visto per la prima volta Firenze. Di lì a poco mi sarei trasferita a Milano. Iniziavo l’Accademia e una vita che oggi mi ha reso quella che sono.

Non l’avevo scordata, Firenze, eppure non c’ero più tornata.

Poi mi son detta: “Fallo, anche se hai poco tempo per visitarla, anche se le previsioni meteo sono terribili. Vai”.

Firenze, in barba al meteo, mi ha regalato un sabato di sole e caldo e il fatto di avere solo un giorno per visitarla, mi ha permesso di creare un tour per un giorno a Firenze, che spero possa essere utile anche a te.

Duomo firenze Cupola Brunelleschi
La Cupola del Brunelleschi da vedere obbligatoriamente a Firenze

Cosa visitare un giorno a Firenze

Cosa vedere a Firenze in una giornata?

Ti propongo un tour, un tour rigorosamente a piedi, che ti permetterà di godere la città e i suoi punti più famosi.

Tour di un giorno a Firenze

Si parte dal duomo (adesso sai perché), la Basilica di Santa Maria del Fiore, con quella Cupola del Brunelleschi di cui Michelangelo disse: “Vo’ a Roma a far la su’ sorella, più grande sì, ma non più bella”.

Ti consiglio di girarci intorno per goderti tutti i dettagli, magari gustandoti un buon gelato bio da Edoardo.

Quando i tuoi occhi e il tuo cuore si sentiranno appagati, dirigiti verso Piazza della Repubblica, dove troverai la leggendaria Giostra storica. Decidi se farci su un giro oppure no. Io, come sempre, consiglio di accontentare la/il bambina/o dentro di te.

A questo punto vai verso Piazza della Signoria e successivamente verso la Basilica di Santa Croce. Qui le tue reminiscenze dantesche dovrebbero farsi avanti. Forse Dante non ci è stato simpatico tra i banchi di scuola ma il suo talento e la grandezza di quello che ci ha trasmesso sono inequivocabili.

Prosegui verso gli Uffizi.

Noi per il poco tempo a disposizione li abbiamo saltati ma, se puoi, ti consiglio spassionatamente di visitarli.

Osserva gli artisti sul Lungarno e, adesso, attraversa Ponte Vecchio.

Fermati a metà e goditi la vista del Ponte alle Grazie. Se poi ci vai al tramonto, beh, puoi immaginarti l’atmosfera magica che ti avvolgerà.

Poco oltre Ponte Vecchio, troverai Palazzo Pitti.

Puoi fermarti per una pausa caffè e decidere se visitare gli splendidi Giardini di Boboli proprio alle spalle di Palazzo Pitti.

Se invece vuoi proseguire il tour, ritorna verso Ponte Vecchio e prendi il lungarno verso destra.

Fatti indicare la strada per Piazzale Michelangelo. Non è brevissima ma ti assicuro che una volta raggiunto il Piazzale, mi ringrazierai per il consiglio: la vista da lassù è davvero mozzafiato.

Ehi, Noemi, dopo tutta la camminata, non mi consigli nulla da mangiare?“-

Certo che sì perché anche in questo caso è stato l’istinto a guidarmi.

Un giorno a Firenze Lungarno
Firenze in un giorno: Un’artista sul Lungarno

Dove mangiare a Firenze

Prima di tutto, devo ringraziare i miei amici fiorentini, Veronica e Carlo (@veronicasorace e @carlodevitiphotography) perché prima di partire, mi hanno riempito di consigli su cosa fare e dove mangiare a Firenze.

E i loro consigli li giro a te:

Il miglior panino al lampredotto dal Nerbone al mercato Centrale.

Le migliori trattorie tipiche dove mangiare anche la migliore fiorentina: Il Brindellone e Perseus.

Il mio consiglio al contrario

E poi c’è il mio consiglio, quello di una sera in cui ero troppo stanca pure per fare 500 mt e ho notato un posto, piccolo, piccolo, con qualcuno fuori che sorseggiava un bicchiere di vino, e ho detto a mio marito: “Entriamo qui”.

Talmente era piccolo che quasi non entravamo, poi ci hanno detto: “C’è posto giù”. E siamo scesi nella saletta, con i mattoni a vista, i tavoli in legno, le bottiglie di vino toscano a far da cornice, il tutto condito da commensali rigorosamente fiorentini dalla verve inconfondibile.

Bene”, mi sono detta, “qui vengono i locali”, perché lo sappiamo bene che, se ci sono le persone del posto, abbiamo fatto centro.

I piatti sono semplici, tradizionali. Noi abbiamo preso le bruschette (eccezionale quella ai fegatini), le tagliatelle al ragù di cinghiale, le polpette e le verdure stagionali. Un posto assolutamente informale che ha dalla sua il fascino della tradizione e in cui tornerò senz’altro.

A proposito, si chiama Fiaschetteria Nuvoli.

Santa Croce in un giorno a Firenze
Cosa vedere in un giorno a Firenze: La statua di Dante a Santa Croce

Dove dormire a Firenze

*supplied by Firenze Number Nine

Non so te ma io, quando viaggio, ho bisogno di un luogo in cui sentirmi a casa.

Ho bisogno di un letto comodo perché cammino tanto e la notte voglio riposare bene.

Ho bisogno di un ambiente “gentile”, dove incontro il sorriso e tanta attenzione.

Per me questo è il vero lusso.

Ho dalla mia un istinto che non si sbaglia facilmente, soprattutto con le persone, e anche questa volta il mio istinto ha avuto ragione.

Il Firenze Number Nine, che ho scelto come casa per il nostro weekend fiorentino, si trova in una vietta deliziosa del centro, non trafficata, a due passi dal Duomo (il tour parte da qui).

Firenze number nine
La nostra colazione al Firenze Number Nine, immerse tra i fenicotteri

In perfetto connubio con la città, tra i suoi corridoi si respira l’arte, nella sala per la colazione, in palestra e persino nella SPA, grazie a opere di artisti contemporanei che si fondono con lo stile dell’hotel.

Io amo il contatto con le persone. Un luogo è fatto soprattutto da chi quel luogo lo gestisce, lo crea, lo cura. Ecco perché per me ci sono dei momenti che non considero affatto scontati: come quando torni “verso casa” dopo cena e ti ritrovi a parlare con il barman di rum invecchiati dal sapore hemingwayiano.

Come quando fai due chiacchiere a colazione con il direttore d’albergo come fossimo due vecchi amici di università.

Come quando la chef (come fosse una persona di famiglia) ti rivela la ricetta segreta della sua deliziosa cheese-cake.

Sono queste le cose che per me fanno la differenza!

Red Room al Firenze Number Nine
Firenze fuori dalla finestra della stanza rossa al Firenze Number Nine

Concludo questo itinerario di un giorno a Firenze con una frase di Franco Zeffirelli:

“Quando sento che mi prende la depressione, torno a Firenze a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell’uomo è arrivato a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere”.


Allora ti ho convinto a visitare la città che tutto il mondo ci invidia?

Il nostro Halloween a Mirabilandia

*supplied by Mirabilandia

Dovrei non stupirmi più, dopo tanti anni, quando vedo la vita rispondere a un’intenzione.

Ma non a un’intenzione qualunque, all’intenzione di essere felici.

(Che poi, questa cosa dovrebbe farci riflettere che quando non c’è risposta, mi sa che non stiamo andando verso la nostra felicità… ma questa è un’altra storia).

Avevo serenamente dichiarato il momento di debolezza che sto vivendo da Settembre. Vi ho parlato di come sono ripartita con la decisione di nutrire la mia anima. Di quell’“essere gentili soprattutto con se stesse/i”, un’azione apparentemente tanto semplice che, qualche volta, risulta ardua.

E poi mentre cammini nella palude della vulnerabilità per cercare la tua strada, arriva un invito, un invito inequivocabile a giocare, a divertirsi.

Esattamente la cosa che la bambina dentro di me aveva bisogno di fare.

Ecco che zompetta allegra, si rivolge alla sua compagna di avventure e si prepara a sperimentare i giochi di una delle sue feste preferite, quella che tanto le ricorda la sua amata New York: Halloween.

Il nostro Halloween a Mirabilandia

Halloween a Mirabilandia

Lo scorso weekend tutta la familyalcontrario si è rimessa in viaggio per raggiungere MIRABILANDIA e sperimentare la sua Horror Experience.

Ora, voi dovete sapere che, sebbene ami davvero tanto Halloween, io sono una fifona nata.

Non amo guardare gli horror e ho una paura fottuta dei pagliacci… Ahahahah!

Sì, rido perché alla fine come in tutte le cose che mi riguardano, la tragedia si trasforma in una commedia esilarante, ricca di gaffes e risate da mal di pancia.

Come è successo quando mia figlia con i suoi occhi dolci mi ha pregata di salire su una specie di montagne russe, dicendo: “Ma no, mamma, vedrai che questa non è così paurosa!”.

Secondo voi, cosa è accaduto?

Preparatevi a ridere…

… in 3 sul trabiccolo, Lui davanti, io e Lei dietro. Io attaccata come una cozza alle maniglie del trabiccolo, occhi rigorosamente chiusi, urlando come una dannata (termine assolutamente in linea con l’evento):

-“Vi odio tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiii”- .

Lei: – “Tranquilla, mamma, è tutto ok”- .

La mia risposta? – “Nooooo! Vi odio tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiii”- 😀 😀 😀

Pagliaccio Halloween Mirabilandia

Le attrazioni della Horror zone

Vogliamo parlare di quando poi, fattosi buio, hanno transennato l’horror zone, noi ovviamente dentro, e sono sbucati gli zombie (pure i pagliacci)?

Diciamo che a quel punto la paura attanagliava anche lei. Mentre Lui anziché difenderci si divertiva a seguire e fotografare gli zombie, Lei mi stringeva la mano che tra un po’ con la forza che si ritrova mi spezzava le ossa, e ad ogni zombie che tentava di avvicinarsi, prendeva il largo. Con la differenza che Lei è veloce come una saetta (fa i 50 mt in 7 secondi), IO invece sembravo una gallina che starnazza nel pollaio.

Conclusione: ci siamo divertite così tanto che ancora ne ridiamo.

Per chi, a differenza mia, è più coraggioso (e non ci vuole molto) ci sono 4 tunnel dell’Orrore popolati da esseri terrificanti immersi in luoghi spettrali. Ed in più una delle case del terrore più grande d’Europa: Legends of Dead Town.

Halloween mirabilandia Hot wheels

Ma, appassionata come sono di motogp, è stata la Sfida a Hot Wheels City a catturare iI mio cuore. Odore di asfalto, acrobazie ad alto tasso di adrenalina, quel bellissimo sottofondo musicale che solo alcune marmitte possono produrre.

Insomma per Halloween a Mirabilandia ce n’è per tutti i gusti e per tutte le età!

Mi viene in mente solo una parola: Gratitudine.

Perché questo invito, anche se a Mirabilandia non lo sanno, ha medicato con il sorriso e la meraviglia un’anima malconcia che forse si riavvia verso la guarigione e di questo non posso che essere decisamente grata.

Cosa vedere a Bologna in due giorni

Bologna é…

Una chiacchierata con l’oste al bancone della sua osteria davanti a un bicchiere di Sangiovese.

Rintanarsi sotto i portici all’arrivo di un temporale improvviso.

La sua gente verace eppur così raffinata.

Un cuore straripante come il ragù delle sue tagliatelle.

Il calore delle tegole dei suoi tetti rossi.


Tetti di Bologna
I tetti di Bologna

Non tornavo a Bologna da tanto. L’ultima volta per girare lo spot di un’automobile e, come succede spesso quando si gira, l’unica location che riesci a vedere è il set.

Sapevo benissimo che, anche questa volta, avrei avuto pochissimo tempo per visitarla.

Quando si va ad una fiera, grande poi come il Sana, le tue giornate le passi lì dentro e la sera sei praticamente pronta solo per doccia e nanna.

Ma Bologna mi chiamava.

Nonostante la stanchezza.

È stato più forte di me.

Come quando incontri lo sguardo di un ragazzo a una festa liceale e, nonostante il coprifuoco, non fai altro che pensare a quando lo ri-incontrerai.

Hai quel friccicorìo in pancia che ti tiene sveglia tutta la notte.

Avevo bisogno di immergermi tra le sue stradine, tra l’accento frusciante dei suoi abitanti, tra le sue chiese misteriose.

Avevo bisogno di assaporare i suoi dettagli.

Mi sono innamorata di questa città, tanto che vorrei tornarci per viverla più a lungo di un veloce weekend, perché quello che più mi ha lasciato è il modo di vivere lento, seppur cittadino.

Vorrei girarla in bici e godermi altri localini nascosti.

Vorrei ascoltare i racconti di altri osti.

Ma questa sarà un’altra storia…

Bici a Bologna
Bici come se piovesse nel centro di Bologna

Cosa vedere a Bologna in un weekend

E adesso andiamo al dunque e vediamo insieme cosa vedere a Bologna in due giorni ma soprattutto cos’ha questa città di tanto bello da avermi fatto innamorare di sé.

1 – Piazza Maggiore e la fontana del Nettuno

Se Bologna la Dotta (dotta per la sua Università, la più antica d’Italia e dell’occidente) fosse una casa, il suo salotto sarebbe senz’altro Piazza Maggiore.

Le signore con il tè sarebbero gli splendidi palazzi medievali e rinascimentali che guardano verso il centro della piazza: il Palazzo comunale, Palazzo dei Banchi, la Basilica di San Petronio (la quinta chiesa più grande al mondo) e il Palazzo del Podestà.

Piazza Maggiore risale al 1200 e, a quel tempo, era il mercato di Bologna la Rossa (rossa per via dei tetti delle sue case).

Vuoi sapere una curiosità? Si dice che, sei sei una studentessa o uno studente, è meglio non attraversare Piazza Maggiore passando dal centro perché pare che porti un po’ di sfiga alla realizzazione della laurea. Sarà vero?

Ma c’è un’altra stranezza, un po’ più buffa e riguarda la statua del Nettuno, chiamata affettuosamente dai bolognesial Zigant” (il Gigante). Sembra infatti che il clero ordinò a Giambologna, l’autore, di diminuire le “dimensioni”(hai capito di cosa) e lui, contrariato dalla richiesta, pianificò una piccola vendetta. Se infatti fotografi il Nettuno dalle sue spalle (esattamente dalla pietra della vergogna, una pietra nera che si trova sulla piazza), beh, diciamo che il pollice della mano ti sembrerà qualcos’altro. Lascio a te scoprire cosa.

2 – La Torre degli Asinelli

Cosa sarebbe Bologna la grassa (grassa per via della sua tradizione gastronomica) senza le inequivocabili torri, la torre degli Asinelli e la torre Garisenda?

E quanto è bello il panorama sui tetti rossi dall’alto dei 97 metri della torre degli Asinelli (a meno che non tu non sia un/a studente perché pare anche qui salire in alto prima della laurea porti sfiga)?

Queste torri avevano più di una funzione.

Venivano fatte costruire su commissione delle famiglie più importanti di Bologna non solo perché questo conferiva loro più prestigio ma anche per la difesa della città, visto che dall’alto era più facile controllare chi si avvicinava alle mura.

3 – I Portici di Bologna

Va bene, sarò scontata, ma i portici di Bologna sono senz’altro il suo segno distintivo.

E senza dubbio il portico di San Luca con i suoi 3796 metri di lunghezza e le sue 666 arcate è il più conosciuto. 666 non a caso visto che è il numero del diavolo e seguendo il percorso (in salita) verso il Colle della Guardia si raggiunge il Santuario della Madonna di San Luca.

Ma ci sono anche il portico del Pavaglione che porta all’Archiginnasio, il portico degli Alemanni, il più antico di Bologna, e il portico senzanome, il più stretto in assoluto.

Portici Bologna
Cose da vedere a Bologna gratis: ovviamente i suoi mitici portici

4 – La Basilica di Santo Stefano

Senza dubbio piazza Santo Stefano su cui si affacciano gli edifici che costituiscono la Basilica di Santo Stefano resta la mia preferita.

Ne fanno parte la Chiesa del Crocifisso, la Basilica di San Sepolcro, la Chiesa dei Santi Vitale e Agricola, il Cortile di Pilato, la Chiesa della Trinità o del Martyrium, che custodisce il più antico presepio conosciuto al mondo, il Chiostro Medievale e il Museo di Santo Stefano.

Entrare nella Chiesa del Santo Sepolcro è come catapultarsi in un film medievale. Sembra che sia ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme voluto da da Costantino nel IV secolo.

5 – L’Archiginnasio

Mica è Dotta a caso Bologna!

Non si può arrivare a Bologna e non visitare l’Archiginnasio, un palazzo non solo bello ma ricco di storia. Oggi qui si trova la Biblioteca Comunale ma, per lungo tempo, è stata la sede dell’Università di Bologna.

ll cortile centrale merita già di per sé una visita ma io ti consiglio di salire su per le scale e visitare le aule magne degli Artisti (Sala di Lettura della Biblioteca) e dei legisti (Sala dello Stabat Mater) e il Teatro Anatomico con il suo bel soffitto a cassettoni, perfettamente ricostruito dopo i bombardamenti del 1944.

6 – La piccola Venezia

In pochi conoscono questa parte di Bologna che io invece ho voluto vedere nonostante fosse lontana dal mio appartamento e, a ben donde, visto che è una delle foto che amo di più del mio Instagram con la finestrella di Via Piella da cui si può vedere il canale delle Moline.

Sto parlando dei canali di Bologna, quartiere meglio conosciuto come la piccola Venezia.

Pensa che ci sono altre parti di Bologna sotto le quali scorre l’acqua ma che furono letteralmente interrate dagli abitanti negli anni ’50.

Piccola Venezia a Bologna
La mia foto su IG del canale delle Moline e della finestrella di Via Piella

7 – Il Mercato Antico

Chi non resiste al fascino dei mercati rionali, non può assolutamente perdersi il mercato Antico di Bologna. Chiamato anche “Quadrilatero” lo troverai in pieno centro storico, alle spalle di Piazza Maggiore tra le vie che portano i nomi dei vecchi artigiani: Via Pescherie Vecchie, Via Drapperie, Via Calzolerie, Via Orefici.


Dove mangiare a Bologna

Ho testato per te tre posti dove mangiare bene a Bologna.

  • L’Osteria della Tigre: da provare assolutamente la cotoletta alla Bolognese. L’indirizzo è Via Orfeo, 5b, proprio sotto i portici.
  • Ragù Bologna: per una cena bolognese da asporto.
  • Ruggine: un locale dove fare l’aperitivo immerse/i in un’atmosfera vintage nel pieno centro di Bologna in Vicolo Alemagna, 2/C.

Il nostro tour per Bologna finisce tra queste righe e prosegue con i tuoi piedi.

A me non resta che dirti…

Enjoy Bologna!

SANA: la fiera del biologico che dà speranza

Il treno mi riporta a casa da Bologna e mi viene da sorridere.

Sai perché sorrido?

Perché so che, anche se si tratta di lavoro, per me vince sempre il rapporto umano.

Anzi un bel giorno mi piacerebbe che quell’ “anche se” sparisse del tutto dalle nostre conversazioni quando parliamo di lavoro.

SANA 2018 hall

Sana: la fiera del biologico

Le fiere, si sa, sono faticose e io non ho sempre avuto una bella impressione di tutte quelle che ho frequentato.

Ma questo Sana è stato davvero speciale.

Non solo perché è una manifestazione che funziona, organizzata in maniera impeccabile, questo mi sembrava corretto dirlo.

Per altro…

Ho scelto di andare al Sana per proseguire il mio viaggio nell’ Italia che mi piace. O meglio per vedere se, nel luogo dove potevo incontrare le aziende del biologico tutte insieme, questa Italia mi sarebbe piaciuta davvero oppure no.

SANA 2018 Terre e tradizioni

Incontri cuore a cuore

Ho deciso di incontrare fisicamente le persone con cui ho avuto rapporti solo virtuali.

Ho scelto di guardarle negli occhi, di farmi raccontare con i loro accenti, uno diverso dall’altro, dall’Alto Adige alla Sicilia, le loro storie.

Una delle cose che mi chiedo spesso è: ma chi glielo fa fare?

Con le leggi e la burocrazia che per lo più ostacolano, con l’ignoranza imperante, le ore di lavoro spesso senza regola.

E sai dove trovo la risposta?

Nello sguardo curioso, nella passione che sguiscia dalle parole, nella voglia di vivere seguendo i propri valori.

Esiste ancora tutto questo. E lo so che magari non ci crederai, ma ‘sta roba mi fa tanto commuovere.

Che ci posso fare!?

Sono la solita Alice nel paese delle “non” meraviglie.

Le meraviglie del nostro paese

Alla fine le meraviglie ci sono in questo nostro paese complicato e sono e rimangono sempre le persone. Da Nord a Sud.

Ho passato ore ad ascoltare cose del nostro territorio che non conoscevo assolutamente.

Ho visto giovani con idee concrete oltre che ambiziose.

Ho assaporato la genuinità delle aziende a conduzione familiare e anche di realtà imprenditoriali molto grandi.

È questo che mi incoraggia ad andare avanti in quello che faccio.

Ogni volta che ti racconto di un’azienda, ormai credo sia evidente, lo faccio perché desidero contribuire alla diffusione di quest’ #Italiachemipiace.

È il mio lavoro, certo, ma, come in tutte le cose, si può decidere il modo di lavorare, la direzione che vogliamo dare alle nostre vite e quindi anche al nostro lavoro.

Siamo noi a decidere con chi vogliamo collaborare, con chi vogliamo stringere relazioni, che siano personali e/o professionali.

Ecco perché presto continuerò a raccontarti storie incredibili, storie che incoraggiano a proseguire verso i nostri sogni, storie che ci rendono sempre più orgogliose/i della nostra territorialità.

Non vedo l’ora.