La storia di Lisa Bortolotti

Oggi nella mia rubrica ho un ospite davvero speciale.

Lei è Lisa Bortolotti.

Lunghi capelli rossi, piccola di statura come me e un carattere da far invidia a tanti Golia.

Di solito faccio una piccola premessa per presentare le mie ospiti. Questa volta ho deciso di non dirti nulla, se non: leggi fino in fondo. Non te ne pentirai!

Enjoy!

Lisa Bortolotti
Lisa Bortolotti

Lisa Bortolotti

“Mi sono sempre sentita al contrario sotto vari punti di vista. Per carattere ma anche per le tappe che hanno scandito la mia vita, che si sono concretizzate al di fuori dell’ordine precostituito da questa società. Niente che mi possa rendere più fiera di questo.

Forse oggi ho raggiunto la stessa linea temporale di qualunque altra donna. E sinceramente non so se tutto ciò mi faccia sentire al sicuro o decisamente terrorizzata della vaga possibilità di diventare “normale”. Perché io tanto normale proprio non voglio esserlo.

Stavo in auto con il mio fidanzatino, una vita fa, e mi lamentavo che se avessimo rispettato i tempi e le tappe previste da questa società, una famiglia l’avremmo costruita chissà quando e chissà in che modo: studiare, cercare lavoro, risparmiare denaro, costruire casa, matrimonio, figli, famiglia.

Al tempo quel traguardo, una famiglia mia, lo vedevo lontano anni luce rispetto a quel desiderio che, stranamente, si faceva urgente. L’urgenza del cambiamento, l’urgenza di non voler accettare le regole che altri mi stavano imponendo.

I desideri possono avverarsi

Un detto saggio dice che dobbiamo stare molto attenti a ciò che desideriamo perché potrebbe avverarsi. In quel momento non sapevo di aver attivato, con quel desiderio profondo e intenso, una serie di cambiamenti di portata travolgente per la mia vita.

Di lì a pochi mesi sono stata tuffata in un destino tutto alcontrario, saltando tappe, cambiandone altre, variando obiettivi e girando angoli imprevisti.

Oggi posso dire che tutto questo mi ha salvata da un destino arido e triste.

Le mie tappe tutte all’incontrario mi hanno fatto realizzare in pochi anni ciò che una donna fa durante l’arco di tutta una vita e con un ordine tutto strano.

Ero poco più che ventenne e sono rimasta incinta, mentre ancora frequentavo l’università.

Ricordo chiaramente il ginecologo che, vedendo due giovani al suo cospetto, fece la fatidica domanda “la gravidanza è o non è accettata?”, aspettandosi già la risposta, con quell’espressione sconsolata di chi odia dover intraprendere il percorso di un nuovo aborto. Ricordo di aver pensato “ma che caz.. di domande fa???” e penso di averlo guardato di conseguenza.

Diventare mamma

A 23 anni diventavo mamma, quando ormai in ospedale, di media, le neo mamme al primo figlio avevano la “veneranda” età dei 40 o quasi. Anche in questo ero in controtendenza, come al solito!

Ho imparato a far da mamma strada facendo. Anni dopo ho realizzato l’importanza di questo evento stravolgente: molte pensano che il Principe Azzurro debba essere un marito, ma per me è stato mio figlio che, arrivando, mi ha letteralmente “salvata e strappata” da un copione che odiavo e non volevo recitare.

A tre mesi dal parto ho cambiato casa vivendo un’esperienza unica e di grande accrescimento personale: 12 anni in una casa con altre 8 persone e 5 generazioni sotto lo stesso tetto. Se ne esce profondamente cambiati, con insegnamenti ed esperienze che oggi non si fanno più: pazienza, accoglienza, amore incondizionato, supporto, sorrisi, aiuto reciproco, accettazione. Dodici anni di vita comunitaria: oggi posso parlare di comunità e territori perché in primis l’ho sperimentato su me stessa.

Alcontrario anche i rapporti con i nonni. I miei nonni li ho goduti poco, stupida e inconsapevole adolescente, ma ho avuto il privilegio e l’opportunità di averne di adottivi molto più tardi: i nonni di mio marito sono diventati i miei nonni. Li ho chiamati fin da subito “nonno” e “nonna” e li ho amati immensamente, di quell’amore che non ha bisogno di legami di sangue per nascere e sbocciare. Ho ricevuto nuovi nonni a 23 anni e questo è stato un regalo di cui sono profondamente grata alla mia vita all’incontrario.

La famiglia di Lisa Bortolotti
Le 5 generazioni di Lisa Bortolotti

Mettere attenzione

Non ho aspettato molto dal mio cambio di casa ed è arrivato il matrimonio. Oh, se tornassi indietro metterei più attenzione a quei giorni così frenetici! Ricordo poco. Mio figlio era presente, piccolino e tirato di tutto punto: ancora oggi è un qualcosa di raro, nonostante tutta questa modernità che ci avvolge, avere i propri figli al matrimonio. Quando era ancora piccolino, lui, vedendo i filmini del matrimonio dei genitori di un suo compagno di classe chiese, con tutta l’ingenuità del caso: “ma il mio amico dov’è??”. Ecco, i nostri figli imparano cosa sia “normale” da noi e dall’ambiente che costruiamo loro attorno. Abbiamo questa grande responsabilità.

Ero ancora in fase di apprendimento per le qualità tipicamente materne (che sinceramente non pensavo di avere) che ho dovuto cercare lavoro. Stavo studiando ancora all’università e non avevo molto tempo per preparare quel concorso e sapevo di doverne sostenere molti altri prima di vincerne, forse, uno. Quello era il lavoro perfetto solo per la gioia di papà, ma avevo anche bisogno di lavorare e ho gareggiato. Vinsi.

Il posto fisso

Il primo marzo 2001 iniziavo a lavorare al “posto fisso”. Mio figlio avrebbe compiuto di lì a poco 2 anni. Per mio padre un sogno, per me una gabbia buia e triste: io animo libero e ribelle incastrata nella pubblica amministrazione per necessità.

Lavoravo da pendolare, facevo la mamma e studiavo al pomeriggio. Di quei giorni ricordo solo la fatica e la frustrazione di star poco con il mio bambino. Di lì a un anno mi sono finalmente laureata e per questo devo ringraziare mio marito che mi ha spronata a non mollare mai. Di solito, quando ci si laurea, al massimo hai un fidanzato. Io avevo i suoceri.

Tutto a rovescio.

In questo racconto manca solo la casa, che stavamo costruendo da zero e non ho la più pallida idea di come ci siamo riusciti, tra mancanza di denaro e mezze fregature. Abbiamo imparato molto. Nel 2012, finalmente, ci trasferiamo nella casa nuova, con due figli e non ci facciamo mancare neppure il gatto.

E poi? E poi le tappe sono finite.

Vuoto?

Avevo questa idea vaga che avendo figli grandi quando sarei stata ancora giovane avrei potuto dedicarmi a qualche hobby o nuovo interesse. Sinceramente avevo immaginato di viaggiare, ma il sacro fuoco per il travel, la valigia e l’ignoto ancora non mi è venuto per nulla e continuo a preferire tisana e copertina.

Mentre la mia secondogenita era poco più che in fasce mi sono avvicinata ai temi dell’economia e del monetarismo, soprattutto nelle forme che riguardano la sovranità monetaria e, in seguito, della progettualità territoriale e comunitaria. Ancora una volta una scelta in controtendenza, in un ambiente tutto al maschile e tutt’altro che accogliente e trasparente. Ho combattuto le mie battaglie, a volte contro persone poco oneste. Altre volte con me stessa e i miei limiti, che ho imparato a superare. Ho accumulato esperienza, quella che di solito si fa prima di costruire una famiglia. Di nuovo arrivo dopo, in fretta, ma con tanto slancio e qualche strumento in più che “l’età che avanza” ti mette a disposizione.

No, il club dell’uncinetto proprio non faceva per me

La normalità proprio non fa per me e mi sono messa in testa di costruire qualcosa di mio, che mi dia soddisfazione, che possa unire le mie qualità e talenti personali con l’idea, forse malsana, di far qualcosa di buono per il mondo. Sarebbe un ottimo esempio per i miei figli, che sono abbastanza grandi per comprendere una delle lezioni più importanti nella vita: ‘segui i tuoi sogni’.

Mentre inizio a costruire tutti i sogni che voglio immaginare, sono certa di una cosa: che il modo in cui realizzerò i miei nuovi sogni sarà tutto alcontrario!

Ho ancora una vita intera per stravolgere di nuovo tutte le tappe che mi aspettano. Ma questa volta non solo cambierò l’ordine degli addendi. Deciderò io anche quale direzione prendere!

Ode ai nuovi inizi, purché comincino in disordine!”


Ringrazio Lisa Bortolotti per la sua bellissima storia.

Se anche tu vuoi essere protagonista della mia rubrica, clicca su Unadonnaalcontrariochiamagentealcontrario e scopri com’è facile partecipare.

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